Il modello del Fvg: autonomia da meritare con più responsabilità

INVIATA A ROMA. La crisi del regionalismo tocca le ordinarie, non le Regioni Autonome. E sono le amministrazioni ordinarie a dover diventare un po’ più Speciali, con nuove competenze. Ne è convinto il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa.
La sua è un’opinione che pesa, soprattutto nel Pd, e che ancora una volta punta a spazzar via disegni e preoccupazioni sulla cancellazione delle Regioni Autonome. Anche nel Pd, partito dei deputati Roberto Morassut (che ha origini friulane) e Raffaele Ranucci che hanno provato a ridisegnare l’Italia attraverso macroregioni. «Fantapolitica eliminare le Speciali» dice Bressa.
Al suo fianco c’è la presidente del Fvg, e vice segretario dei dem, Debora Serracchiani, che dubbi non ne ha, tanto da ribadire che la “sua” Regione è virtuosa, ha fatto i compiti a casa e ha l’obiettivo di dimostrare d’essere indispensabile al Paese, così nessuno si sognerà di toccarla.
Accanto a loro il sindaco di Cividale Stefano Balloch, il deputato Gian Luigi Gigli e il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi, che invece temono il neo-centralismo dello Stato, l’omologazione al ribasso tra speciali e ordinarie e sentono soffiare vento di tempesta contro le Autonomie.
Il confronto tra i cinque protagonisti è andato in scena ieri nella sede romana della Regione, organizzato dal Fogolar Furlan di Roma «per comprendere e conoscere di più e quindi poter valutare meglio», come sintetizza il presidente della “casa” dei friulani, Francesco Pittoni. Balloch spiega di avere spesso l’impressione che le Speciali siano in una posizione di retroguardia, in affanno a rincorrere le ordinarie, «mortificate dall’Europa nel segno dell’omologazione, mentre la Ue dovrebbe garantire maggiori tutele».
L’autonomia per Gigli è stata messa in sicurezza, ma guai ad abbassare la guardia, perché «se c’è una classe politica screditata è quella regionale» sentenzia il deputato di Per l’Italia-Centro democratico.
Snocciola numeri Rossi. Quelli che dicono che dal 1973 la Provincia di Trento ha realizzato 146 norme di attuazione per arricchire lo Statuto speciale, la Sicilia 40. «L’utilizzo che facciamo della specialità - tuona Rossi - ci fa capire che non tutte le Speciali sono uguali. Anche noi delle Regioni Autonome più virtuose, siamo finiti dentro il vortice che si è creato e che considera le nostre amministrazioni, nel migliore dei casi, centri di spesa eccessiva. Dobbiamo fare più massa critica tra noi - conclude Rossi -, far capire il nostro valore e aiutare tutte le Regioni a essere più Speciali».
Bressa respinge le preoccupazioni. E sfida i governatori delle ordinarie. «Che la specialità equivalga a privilegio fa parte del chiacchiericcio politico. Ciò che conta è che la cancellazione delle Regioni Autonome non è possibile per pura volontà politica. Gli statuti speciali sono stati messi in sicurezza e la crisi del regionalismo è la crisi delle ordinarie.
Dal 2001 le ordinarie hanno la possibilità di chiedere e gestire nuove competenze, ma nessuno le ha chieste. Perché? Non so rispondere, ma so che l’autonomia non si rivendica, si esercita. Lo chiedevo a Giancarlo Galan, come oggi ai governatori del Veneto Luca Zaia e della Lombardia Roberto Maroni: smettano di blaterare di autonomia e sfidino il Governo su quel terreno gestendo maggiori competenze».
Serracchiani gongola. Fa gli esempi del Fvg che paga da sè sanità - assegno da 2,3 miliardi l’anno - e trasporto pubblico locale. «Ma la gestione diretta di competenze delicate significa assumersi responsabilità e far funzionare i servizi. E allora - ripete la presidente - se noi dimostriamo di saper ben amministrare, a nessuno verrà mai in mente di cancellarci, anzi sarò indispensabile al Paese. Come il Fvg dove abbiamo fatto le riforme prima degli altri.
Se invece non so governare è giusto che qualcuno mi sostituisca». Serracchiani spiega che è anche venuto il momento in cui il Governo premi le Regioni virtuose. E aggiunge i desiderata. «Mi piacerebbe che il Fvg gestisse i beni culturali, come la Sicilia, ma siamo anche al lavoro per realizzare un’unica piattaforma portuale regionale e per ottenere, noi e Trento, due società concessionarie in house per gestire direttamente i tratti autostradali. Così si esercita la Specialità», chiude Serracchiani.
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