Il mito di Carnera rivive sul palco in un recital a Sequals

Lo spettacolo celebra il campione a 50 anni dalla morte. Canzoni d’epoca, letture e l’omaggio di Kuzminac

È un mito che non si piega al trascorrere del tempo quello del “Gigante buono” di Sequals, Primo Carnera, 2,04 metri di altezza, 122 chili di peso, unico italiano a conquistare il titolo di campione mondiale dei pesi massimi, il 29 giugno 1933 al Madison Square Garden di New York, battendo per ko l'allora detentore del titolo Jack Sharkey.

E proprio alla figura di Carnera che l'amministrazione sequalsese, in collaborazione con le associazioni locali, tanto sta facendo per mantenerne vivo il ricordo (ogni anno alla sua memoria è dedicato un importante trofeo di boxe, quest’anno alla 32ª edizione e, grazie all'impegno dei volontari, nell'arco dell'anno sono garantite visite guidate alla casa-museo oggi di proprietà comunale nel capoluogo della Val Tramontina) propone oggi, alle 20.30, in sala Somsi a Sequals (in piazza Pellarin) “Ogni pugno è una scommessa”, reading musicale che si avvale delle narrazioni di Valerio Marchi e Alessandra Pergolese, delle voci del trio Kalliope (Michela Franceschini, Rossella Zarabara e Chiara Di Gleria) e delle musiche di Maurizio De Marchi.

La sua vita e la sua carriera, fatte di vittorie ma anche di sonore delusioni e sconfitte, saranno così “raccontate” attraverso parole e note che spaziano da canzoni moderne come quella di Goran Kuzminac del 2006 (dal cui testo è tratto il titolo della rappresentazione) “Primo di Sequals” a “Carnera” di Federico Goglio, in arte Skoll, del 2013 fino a motivi degli anni Trenta come “Dai Carnera!”, "Evviva Carnera" e così via.

Primo Carnera, come Coppi, Bartali e pochissimi altri, è entrato nell’immaginario collettivo popolare fino a diventare leggenda, fino a far parte non solo del mondo sportivo, ma della cultura recente del nostro Paese. Dell’aspetto sportivo è già stato raccontato molto. È l’aspetto umano, con la parabola dell’uomo Primo, che rimane ancora ricca di fascino e di complessità.

Un uomo, la cui fama gigantesca (è proprio il caso di dirlo) si è trasforma rapidamente in mito, mentre attorno alla sua appassionante vicenda personale si intrecciano nodi della “grande storia” che vanno ben al di là della semplice dimensione sportiva. Da gloria nazionale esibita con compiaciuto orgoglio di fronte al mondo intero, l’“uomo più forte del mondo” diventa poi il ”gigante dai piedi d’argilla” a causa della sua inesorabile parabola discendente.

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