Il miracolo di Sauris: la piccola capitale del gusto avrà il suo marchio

Dal prosciutto alla birra, la rinascita parte dai primati enogastronomici. Il sindaco Petris: stiamo creando un brand per promuovere prodotti e territorio. Attive 50 partite Iva, un primato regionale rispetto al numero degli abitanti (380). E 15 alberghi offrono 600 posti letto

SAURIS. Incoronato dalla guida Gambero Rosso, il prosciuttificio Wolf è tra i migliori in Italia. Il birrificio Zahre non è da meno: nella classifica delle attività artigianali di questo tipo, occupa il terzo posto.

Due eccellenze, due carte da giocare per un luogo collocato ai piedi del monte Bivera, a oltre 1200 metri di altitudine, dove l’arte dell’arrangiarsi è diventata una peculiarità.

Nel rapporto tra residenti e partite Iva attive (una cinquantina), Sauris non teme concorrenti: è il Comune con il maggior numero di imprenditori in regione.

Un record che il sindaco, Ermes Petris, vuole valorizzare creando il marchio “Sauris-Zahre” e candidando così il comune carnico a diventare una piccola capitale del gusto. Perché qui, oltre al prosciutto e alla birra, si producono formaggi e crauti, si coltivano erbe officinali e i piccoli frutti, si lavora il legno e si offrono 600 posti letto a chi decide di soggiornare tra queste vette.

Un po’ per necessità, un po’ per capacità, Sauris, non senza difficoltà, cerca di reagire all’immobilismo della Carnia con prodotti di nicchia tramandati dalla tradizione. «Siamo piccoli, ma rispetto ad altri comuni montani abbiamo un’attività imprenditoriale più vivace ecco perché l’amministrazione cerca di fare da collettore creando un marchio, un brand, per promuovere le peculiarità agroalimentari e ambientali».

Così’ il sindaco elencando le aziende che ha già riunito attorno a un tavolo per dar vita alla rete che consentirà di promuovere anche il territorio. Il brand debutterà tra circa due mesi.

«L’idea è quella di creare un marchio leggero per tutelare il territorio, il turismo e i prodotti agroalimentari», continua il primo cittadino citando il prosciuttificio Wolf, il birrificio Zahre, il recupero dell’antica tessitura, le tre aziende che fabbricano case e intagliano il legno, i formaggi di malga e la lavorazione del latte di capra, le aziende che coltivano le erbe officinali e i frutti di bosco che da poco hanno introdotto pure i crauti.

«L’hanno fatto riscoprendo l’antica lavorazione che consente di conservare i crauti con i pesi, al freddo. E tra qualche mese, in località La Maina, inizierà a operare un’azienda specializzata nel trattamento della trota affumicata».

Petris sa bene che, in questo modo, Sauris gioca il suo futuro anche sul fronte turistico, ecco perché ha accolto nella rete del brand l’Albergo diffuso e le 15 strutture che tra alberghi, B&B e rifugi sono in grado di mettere a disposizione circa 600 posti letto. Mediamente, Sauris registra tra 25 e 30 mila presenze l’anno.

«Da queste parti - conferma il titolare del prosciuttificio, Stefano Petris - abbiamo lo spirito imprenditoriale perché in passato arrivare fin quassù era un problema. Prima della guerra si giungeva solo a piedi e fino a pochi decenni fa, quando gli inverni erano più nevosi, restavamo isolati per giorni».

E se di necessità si fa virtù, a Sauris lo spirito imprenditoriale è piuttosto spiccato. «Il nostro prosciuttificio produce - rivela Stefano Petris - 50 mila pezzi l’anno. Il 60 per cento va nel Triveneto, una piccola parte, l’1 per cento, all’estero. Il resto in Italia».

È una produzione Igp (Indicazione geografica protetta) che occupa 57 dipendenti quasi tutti del luogo. «Analizzando il rapporto dipendenti-popolazione, ci paragonano alla Fiat di Torino», fa notare il titolare del prosciuttificio avviato dal padre Giuseppe che seguì le orme dei suoi avi. Negli anni Sessanta partì, assieme al fratello, con una piccola macelleria che nel tempo si è ampliata fino ad arrivare a occupare gli attuali 10 mila metri quadrati di superficie.

Numeri alla mano, Stefano Petris apprezza il movimentismo di Sauris ed estendendo lo sguardo alla Carnia aggiunge: «Per uscire dal letargo mancano le persone che credono nelle tradizioni. Sono le persone che danno valore ai prodotti e agli oggetti».

Detto questo, l’imprenditore punta il dito anche contro «la troppa burocrazia che, psicologicamente, blocca i giovani intenzionati a investire in montagna. Manca - conclude - una generazione che ha voglia di mettersi in gioco, di credere in qualcosa e di portarla avanti». Sauris guarda in faccia la realtà e con la tenacia propria dell’isola linguistica dove si parla ancora l’antico dialetto tedesco, prova a remare contro lo spopolamento della montagna che sta segnando inesorabilmente il destino della Carnia.

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