Il medico amico degli ammalati
Nel ricordo della moglie Luciana Lirussi i molti episodi di una vita, anche privata, vissuta intensamente. Eros Bassi, morto due anni fa, sapeva legare in modo speciale con i suoi assistiti
«Mio marito, il dottor Eros Bassi, è mancato, il 3 giugno 2005. Come ieri, due anni fa». La signora Luciana Lirussi ha trascorso la ricorrenza tra la chiesa (quella del suo borgo, Grazzano), il cimitero (dove l’amico Arrigo Poz sta realizzando, per la tomba di famiglia, l’Angelo della Resurrezione) e la casa, nel rione di San Rocco: una incredibile casa affollata e palpitante di ricordi.
Nella palazzina dei Bassi, ideata da Raimondo D’Aronco nel primo ’900, tutto è rimasto fermo a due anni fa. Come se il medico umanista, il dottore gentile e premuroso (prodigo di terapie, ma anche di aiuti materiali), «l’amico di tutti gli ammalati», fosse semplicemente uscito a fare due passi.
Le sue monumentali pareti di libri, i disegni degli artisti amici, le fisarmoniche e le chitarre, la serie di scacchiere, le foto e i ritagli di giornale sparsi ovunque, sono lì come quando se ne occupava lui personalmente.
E fuori, nell’improvvisato garage è riposta la Fiat 500 con la quale sfrecciava per i vialetti dell’ospedale e per le strade cittadine. Mentre nel lussureggiante giardino vagano le sue 9 «storiche» tartarughe (ne ha parlato anche il Corriere della Sera!), che fanno compagnia a 4 gatti e 25 canarini...
La scomparsa del dottor Eros Bassi, dovuta a un infarto intestinale che egli stesso si era diagnosticato, sembra avere spento, o almeno bloccato, ogni stimolo della signora Luciana a reagire, ogni volontà di andare avanti.
La signora è rimasta come disorientata per la perdita del consorte dopo 40 anni di felice unione, alle prese con «una casa che - ci confida - adesso che non c’è lui, non riesco...a domare!».
Il dottor Bassi manca a tanti. Ai pazienti (anche se ormai ex), dei quali era sempre un prezioso consigliere; ai colleghi del Rotary e della Clinica pediatrica universitaria dell’ospedale, che recentemente gli hanno dedicato una targa; agli amici delle istituzioni culturali (oltre al Rotary Club, l’Accademia cittadina, l’Università popolare, la Biblioteca civica, l’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i Salgariani) delle quali faceva parte; alla parrocchia di San Giorgio (tanto più adesso che l’amico don Biasatti l’ha lasciata, sostituito da un vicario di nazionalità ceca); alla gente del borgo dei «crotàrs» che lui aveva evocato in arguti scritti. Eros Bassi era nato a Udine nel 1925. Suo padre Galliano, farmacista, era arrivato da Adria (Rovigo), assieme al collega Trebbi col quale aveva condotto la farmacia di via Grazzano. Era arrivato con la moglie Felicita, che pochi mesi dopo dava alla luce il loro unico figlio. Anche Luciana Lirussi è figlia unica. Pure udinese, figlia d’un bancario, viene da un altro borgo, quello del Redentore. Lei e il futuro medico si erano conosciuti all’Università di Padova, dove Luciana studiava lettere antiche, con specializzazione in archeologia. «Ci siamo laureati lo stesso giorno, il 25 gennaio 1952, e alla stessa ora, le 15.30, al Bò, sopra l’aula con la cattedra di Galileo!» Poi lei ha insegnato latino per 38 anni («il professor Anti, che era anche rettore, voleva che andassi a Roma a perfezionarmi in archeologia, ma i miei genitori non erano d’accordo...»).
Luciana ha insegnato soprattutto alle magistrali Percoto, dove ha «ereditato» la cattedra di pre’ Bepo Marchetti («negli ultimi tempi era malato e lo aiutavo a correggere i compiti: era tanto bravo e amato!»). Ed Eros, con le sue quattro specializzazioni (chirurgia generale, chirurgia pediatrica, malattie respiratorie e urologia), ha lavorato 40 anni all’ospedale, sempre in prima Chirurgia, come assistente, poi aiuto e, infine, primario.
Una coppia molto legata, anche dalla cultura, dalla passione per le lettere e le arti. «Non abbiamo avuto figli (magari fossero venuti!), ma tanti interessi, quelli sì...». Non hanno neppure fatto grandi viaggi insieme, li ha uniti molto la casa, il giardino, la natura, l’amore per gli animali...
La casa - progettata, come si è accennato, dal grande architetto D’Aronco - l’hanno comperata nel 1967, dopo lo scoppio di San Rocco che l’aveva danneggiata. E’ stata rimessa a posto dall’amica architetto Antonietta Cester Toso, che l’ha «personalizzata» e arricchita del «giardino d’inverno».
E sono andati ad abitarvi dopo il terremoto del ’76 che, a sua volta, aveva lesionato la loro abitazione di via Rivis («allora mio marito ha fatto ore di coda per andare a dichiarare di non volere contributi, ma di lasciarli ai più bisognosi!»).
E’ noto, quasi proverbiale, anche l’amore del dottor Eros per gli animali. La moglie racconta che un giorno, assieme al compianto veterinario Schiavi, ha effettuato il trapianto dell’uretere (sette ore di operazione) a un gatto.
E al suo bassotto Niki, rimasto paralizzato alla spina dorsale e inoperabile, ha fatto fare un carrettino-protesi per sostenere le gambe posteriori! Per non parlare delle famose tartarughe (del tipo Hermanni, denunciate regolarmente alla Forestale) delle quali, una decina d’anni fa, si occupò nientemeno che il Corriere.
Nella rubrica Il mondo degli animali, il più importante quotidiano nazionale segnalò l’«invenzione» dei coniugi Bassi, il tartarughile, cioè il ricovero per le testuggini: «cassette da frutta aperte da un lato e accostate in modo da formare una galleria (il tutto rivestito con fogli di plastica nera): le tartarughe - spiegava l’articolo - vi si dispongono in modo ordinato, come auto parcheggiate in un garage».
E poi ci sono le storie legate all’ospedale. Come quella del Bambin Gesù di Praga, raccontata in friulano dal compianto don Bellina sullo Strolic 2005. Risale a diversi anni fa, quando Bassi (pensionato dal 1990) era ancora in servizio. Suor Luciana, una delle ultime religiose del nosocomio, custodiva gelosamente nella sua stanza una statuetta del famoso Bambino venerato nella capitale ceca.
Per fare uno scherzo, «un miedi i veve metùt un spagnolèt impiàt» tra le dita benedicenti, per cui il piccolo Gesù «al fumave come un omenàt». Piuttosto arrabbiata per l’«at sacrìlic», la suora finì per affidare la statuetta a Bassi e a sua moglie.
Da allora la signora Luciana, con altrettanta devozione della monaca sua omonima, tiene il Bambino dalla dita bruciacchiate nella sua camera da letto. Eros Bassi aveva tantissimi amici, alcuni dei quali erano veri e propri riferimenti.
In primis Chino Ermacora, insegnante, giornalista e scrittore, che era stato suo maestro alle elementari di via Dante. E poi il professor Sergio Sarti, con cui condivideva la passione «salgariana».
L’avvocato Alberto Cosattini, che lo aveva portato nel direttivo dell’Università popolare. E lo storico del cinema, e garbato cronista, Mario Quargnolo, che lo coinvolgeva nelle grandi e piccole storie della città.
E ancora monsignor Frilli, Licio Damiani, Romano Vecchiet, Fiorenzo Cliselli, Gianni Passalenti, Piergiorgio Passone... Anche Eros amava scrivere. A parte le pubblicazioni scientifiche (più di trenta, frutto delle esperienze maturate con quasi diecimila interventi operatori), ha collaborato, tra l’altro, ai quattro volumi editi dalla parrocchia e dedicati al borgo Grazzano, alla sua roggia, al rinnovato teatro San Giorgio e alla chiesa di recente restaurata (alla quale lui e la moglie hanno fatto dono del nuovo altare, in alabastro di Volterra).
«Quando il male lo ha colpito e in pochi mesi me lo ha portato via - rivela la signora Luciana - stava effettuando una originale ricerca riguardante »le tettoie di Udine«: da quella della stazione ferroviaria a quelle liberty di Santa Caterina».
La signora ha trovato gli appunti, che adesso sono là, nel mare magnum dei ricordi d’una ormai «indomabile» casa. Già, restano i ricordi. «Che sono un grande sostegno e aiutano a vivere».
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