Il magnate indiano del lusso vuole acquistare Stroili oro

Il fondo di Ajay Khaitan punta a scalzare i russi di Vtb offrendo oltre 240 milioni. Da Amaro nessun commento. L’azienda amplierà la propria sede in Carnia

AMARO. Desiderata. Anzi, desideratissima. Stroili Oro spa, azienda leader in Italia nel campo della gioielleria, continua ad essere nel mirino degli investitori. Dopo la banca di Putin Vtb Capital, ad aver messo gli occhi su Stroili oggi è il fondo d’investimento britannico Emerisque Brands. Fondo che nel 2013 aveva già fatto “spesa” nel Belpaese, issando bandiera britannica sopra altre due società tricolori quali Mcs (Marlboro Classics) e il gruppo Industries Sportswear Company (Isc), proprietario dei marchi Marina Yacting e Henry Cotton’s, oltre che della licenza di 18Crr81 Cerruti.

Stavolta, l’interesse è ricaduto su Stroili, gioiello – si può ben dire – che fa base in Carnia, ad Amaro, dove occupa, nei picchi, fino a 180 persone, al 90 per cento donne. Presente in 24 Paesi, tra cui Emirati Arabi, Cina, Spagna e Germania, Stroili vanta una rete di quasi 370 negozi in Italia più altri 180 in partnership all’estero. Di proprietà del fondo Investindustrial, azionista di riferimento con il 65 per cento, insieme a 21 Investimenti, Intesa San Paolo e Wise Venture, l’azienda è oggi conosciuta dentro e fuori i confini nazionali e ha realizzato una crescita straordinaria, basti pensare al fatturato 2013 pari a 210 milioni di euro. Una fortuna costruita non da ultimo su felici intuizioni come la linea a marchio proprio (gioielli Stroili) e all’intenso battage pubblicitario in televisione che nel panorama della gioielleria (più affezionata alla carta stampata), conosce davvero pochi paragoni.

Interpellato a proposito della trattativa, l’amministratore delegato, Maurizio Merenda, ha fatto sapere che «la società non rilascia alcuna dichiarazione, né commento». Resta - stando a fonti vicine all’impresa – che con Emerisque, fondo londinese guidato dall’uomo d’affari indiano Ajay Khaitan, le trattative sarebbero giunte al punto da essere ormai esclusive (anche se qualcuno riferisce di abboccamenti da parte di investitori asiatici). Per far sua Stroili, Khaitan sarebbe pronto a pagare fra i 240 e i 270 milioni di euro, diverse volte l’utile aziendale.

Quali i risvolti per la sede di Amaro? Nell’immediato pare nessuno, anche perché l’azienda, in Carnia, si prepara a dar corpo a un ampliamento grazie a un immobile già edificato che in breve (si guarda ai primi mesi del 2015), il Cosint (Consorzio per lo sviluppo industriale di Tolmezzo) consegnerà proprio per consentirle di ampliare la produzione. Operazione, questa, che porterà le superfici di pertinenza aziendale sopra i 10 mila metri quadrati. Metri che significano maggiore radicamento nel territorio e dunque garanzie.

Per la regione Friuli Venezia Giulia, dove Stroili negli ultimi 5 anni ha versato 52,3 milioni di euro di iva e 5 milioni di euro di contributi Inps senza contare gli oltre 20 milioni di tasse – come ha sottolineato lo stesso Merenda nel corso di una recente visita allo stabilimento della presidente Fvg, Debora Serracchiani -, ma anche per le cento e più persone lavorano in Stroili. Capace, con Automotive e poche altre imprese, di tener ancorata la gente alla Carnia con l’unico deterrente utile contro lo spopolamento: il lavoro.

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