Il lungo viaggio di Enea alla ricerca del vero amore

La storia intima di un ragazzo autistico diventa un film: “The Special Need” Unico italiano ai “Cineasti del presente” al festival di Locarno è diretto dall’udinese Carlo Zoratti

Enea lo rivelò con candore puerile: «Voglio una donna, ma non so bene se soltanto per sesso o per un rapporto duraturo».

Lui è un ragazzone trentenne friulano di uno e settantotto, autistico. Manifesta con leggerezza i desideri intimi, individuandoli con lo stesso stupore di un bimbo. Il viaggio verso l’amore lo esalta. La compagnia, pure. Carlo Zoratti e Alex Nazzi, gli amici, con qualche pacca d’incoraggiamento sulla spalla se lo caricano sul furgone. Enea è felice. Una cinepresa filma. Tutti entusiasti. Si punta il muso verso l’Austria. Una scappata in Svizzera e poi su verso la Germania. Quarantacinque giorni nomadi e di scoperte.

Carlo è il regista udinese del gruppo. Formazione alla Fabrica di Benetton ed esperienza come direttore artistico dei due ultimi tour di Jovanotti. Carlo ed Enea si conoscono anni prima. Non c’è un piano. È l’intesa a evolvere il progetto. Ora, quel progetto, ha un titolo: The Special Need. Un documentario che tende al film o un film che si fa documentario? «Va visto per capire - ammette Zoratti - per dirla correttamente è un documentario di creazione».

In una chiacchiera multipla le siede accanto la produttrice, Erica Barbiani. Con la sua Videomante questo plasma. Opere d’arte di narrativa, ecco. Uno degli ultimi - già in dvd - è La rosa di Valentino. Il trailer di The Special Need gira per l’Europa. E si ferma a Locarno. Arriva l’ufficialità: sarà in concorso nella rassegna “Cineasti del presente”. L’unico italiano. Première mondiale il 16 agosto.

Cominciamo a trascurare la casualità: l’anno scorso, sempre a Locarno, vinse il friulano L’estate di Giacomo, di Alessandro Comodin. 2013, Venezia 70: Zoran, il mio nipote scemo del goriziano Matteo Oleotto sarà in gara alla Settimana della critica. Che qui la spinta cinematografica sia forte, è un dato certo. Una regione con a disposizione un Fondo per l’audiovisivo si avvantaggia. Erica e Carlo individuano nell’ente diretto da Paolo Vidali «non solamente una porta dove bussare quando hai l’idea giusta, ma un percorso completo. L’aver frequentato Eurodoc - aggiunge Barbiani - un corso che ti conduce in certe retrovie altrimenti sconosciute, mi ha fatto comodamente scivolare sin qui. Stessa dinamica: senza il Fondo tutto ciò non sarebbe accaduto». È un complesso groviglio di circostanze a concretizzare un film. Enea e Carlo si conoscono. Tra uomini basta poco a far scattare la confidenza. Il giovanotto intuisce la generosità d’animo del Zoratti e si leva da dosso qualche rododendro.

«Lo aiuto, è stato il pensiero istintivo. Ma come? Non è il tuo compagno di banco appena lasciato dalla morosa. Gli dici facciamo una cena porto qualche femmina e pace. E poi resta il grande dubbio sul desiderio preciso di Enea. Pure lui è confuso. L’insistenza è deleteria. Scelgo di cedergli il comando delle operazioni. E intanto mi muovo per conto mio, cominciando la missione sondando in certi ambienti. Ma il mio buon proposito risulta da subito illegale: favoreggiamento. Non stiamo facendo alcunché di male, però questo è. Per carità finire nei guai. Io e Alex vogliamo agire nella più totale legalità. E per il bene di Enea, ovvio. Ci suggeriscono un centro specializzato con la presenza di figure professionali che calzano perfettamente alla causa: le assistenti sessuali».

Essendo Carlo, per deformazione, un osservatore del naturale evolversi delle cose, l’associazione soccorso umanitario-film equivale a due dita che schioccano. «Sondo la collettività; nel caso, la famiglia di Enea. C’è un ideale abbraccio. Il ragazzo ci sta, eccome. Cerco collaborazioni esperte, la Hattiva di Tavagnacco, il progetto autismo Fvg e la Gymnasium di Pordenone - posso aggiungere: straordinari - e con la giusta lentezza intravedo una storia».

Ora il difficile: trovare i finanziamenti. Entrano in gioco la friulana Videomante della Barbiani, la tedesca Detailfilm, la Zdf e la Rai. A quel punto «dopo quattro anni di preparazione ce l’avevamo fatta. Non ci rimaneva che buttare il necessario dentro un borsone e salire sul furgone. Alex al volante, Enea al fianco e io dietro. Ti manderò una foto con questa formazione, dà l’idea della situazione (è quella che abbiamo pubblicato, ndr).

Com’è andata, lo vedrete. Però Carlo non vuol dimenticarsi in tasca una sensazione: «Il punto di vista di Enea è stato determinante. E anche noi ci siamo persi in quello sguardo come mai ci era successo prima».

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