Il libro del mese. La grande ignoranza: l’ascesa dell’incompetenza e il declino dell’Italia

Un’analisi accurata e sorprendente del meccanismo con cui vengono scelti i candidati e poi i membri del governo. Nel 1948, a fronte di una popolazione in cui i laureati erano l’1%, in Parlamento i laureati erano il 91%; in quello del 2018 i laureati sono meno del 40% e solo il 5% ha una specializzazione post-laurea

A leggere questo libro, sin dal titolo, si prova un misto di delusione e rabbia per come, a detta dell'autrice, ma anche a detta di chi come me cerca di far leggere le persone, sta virando la cultura politica in italia. Il libro è un’analisi accurata e sorprendente del meccanismo con cui vengono scelti i candidati e poi i membri del governo. Nel 1948, a fronte di una popolazione in cui i laureati erano l’1%, in Parlamento i laureati erano il 91%; in quello del 2018 i laureati sono meno del 40% e solo il 5% ha una specializzazione post-laurea.

Persone in grado di analizzare e dare risposte serie ai cambiamenti e alle sfide che la globalizzazione pone davanti, "persone con un minimo bagaglio di esperienze e competenze che consenta loro di prendere non dico le decisioni migliori, ma almeno le meno dannose”. Invece istruzione e competenze non aiutano la carriera politica, anzi, i candidati e i responsabili di settori decisivi sono scelti da tutti i partiti, secondo criteri di “fedeltà”, per cui all’aumento dei giovani in Parlamento non è corrisposto un maggior livello di istruzione, né una crescita dell’esperienza e delle competenze maturate fuori Montecitorio, ma sono state scelte persone senza una vera occupazione, persone che avevano fatto della politica la loro professione: per esempio, il 70% dei parlamentari leghisti vengono da incarichi di partito.

Questa massa di parlamentari ignoranti sono naturalmente fieri denigratori di coloro che, avendo un’istruzione e una specializzazione, sono esperti per cui sì è giunti a propagandare a livello di massa il “rifiuto della competenza”, l’anti intellettualismo: s’imputi così “a tecnici malvagi che vogliono frenare la legittima azione politica del popolo”.

Ignoranza, ovvero "l’incapacità di condurre approfondimenti, di rapportare fatti e situazioni contingenti a impostazioni teoriche e all’assenza di competenze specifiche che aiutino a comprendere le cause e le soluzioni possibili”. Per cui oggi a disquisire e decidere su questioni economiche vitali ci sono persone che prima di entrare in Parlamento avevano dichiarati 3000 euro di reddito annuo. Alcune decine erano senza reddito.

Gli aneddoti che la dottoressa Tinagli riporta sono esilaranti: ministri che non leggono neanche i dossier che accompagnano, per la legge, ad esempio del reddito di cittadinanza accusando poi “la manina”… In sostanza una classe governativa che ignora ogni analisi tecnica, valutazione d’impatto, di costi e benefici reali, basandosi sul “supponiamo”, sul “presumibilmente positivo” o altre spassose elucubrazioni su questioni che rientrano in precisi congegni scientifici ultra collaudati in economia.

L’altro aspetto segnalato nel libro è che questi parlamentari non sono quasi mai presenti in aula. Questa legislatura è quella con il maggiore assenteismo in aula della storia repubblicana. Perché? Perché per essere rieletti non conta il lavoro parlamentare, ma la presenza in TV, nelle piazze, nei circoli, negli incontri: essi sono più redditizi politicamente. Vi sono poi nel volume delle proposte per uscire da questo “potere dell’ignoranza” e questa è la parte meno convincente.

PER RIEPILOGARE: Irene Tinagli

La grande ignoranza. L’ascesa dell’incompetenza e il declino dell’Italia.

Rizzoli, 2019,

pp. 266,

euro 19,00

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