Il “Laboratorio del Dolce” chiude e si sposta: «Resteremo in zona, il centro è casa nostra»

Oggi, in via Sottomonte, è l’ultimo giorno per comprare le famose meringhe. D’Olivo: «No, non vado in pensione» 
Elena Commessatti

Oggi è l’ultimo giorno per comprare le meringhe alla panna in vicolo Sottomonte 2. Però non è un addio, ma un arrivederci. Eh, già, il “Laboratorio del Dolce” si sposterà tra qualche mese, anche se non sappiamo ancora dove.

Ma il dispiacere rimane, dato il fascino del luogo. Al calar del sole, Danilo D’Olivo, il mitico maestro pasticcere, presente in loco dal 1977 con arte e fantasia, chiuderà la storica bottega in quell’angolo di paradiso. Dunque affrettatevi e mettetevi in coda come ogni domenica, entro le 13. 30, sulla assolata salita al Castello. E chiacchierate, chiacchierate fittissime, nell’attesa di entrare in vicolo Sottomonte, e poi di perdervi in quella magia, bollosa e profumata. Persi, davanti a quel banco carico di effetti speciali, tutti sbirciano nel retrobottega. Si affaccerà? Lo vedremo l’uomo dolce, anche nel sorriso? Ed eccolo, nel suo regno-laboratorio, con il cappello bianco, le mani che non smettono. Con i suoi voli dentro le creme. E poi, il profumo sano della pienezza – annusate – arriva già in piazza, sulla salita.

E poi c’è la storia. Danilo e la moglie Lidia, hanno rilevato quell’attività dal duo “De Liva e Cecconi”, i pasticceri che avevano lavorato nella prima parte del Novecento al Caffè Dorta, il leggendario luogo, caro ai godimenti letterari e snob anche durante la Prima Guerra Mondiale. Il ritrovo di ministri, soldati e giornalisti, che Mario Quargnolo in “Caffé e osterie di Udine” definisce “piccolo gioiello incastonato nel cuore della città”. È ancora Quargnolo a regalarci questo. “Ma che squisitezze dolciarie, e che prelibatezze di vini e liquori!”. E poi aggiunge: “Per le sue paste, per i suoi dolci venivano anche da fuori, da Trieste ad esempio”. Ebbene, quando il Dorta chiude nel 1956, il duetto De Liva e Cecconi rimangono nel laboratorio che diventa “Laboratorio del Dolce” ed è nel 1977 che un ventottenne Danilo D’Olivo insieme con la moglie Lidia arriva sulla scena e lì rimarrà fino ad oggi.

Ma l’altra notizia che gli udinesi aspettano è questa. No. Non va in pensione, non lascia perché c’è la crisi, no. Danilo lascia questo spazio per trasferirsi. Il posto è top secret, non lo vuole dire ancora, però ci rivela: «Siamo una realtà storica, apparteniamo al centro città. Non ci sposteremo molto lontano». Ma lei continuerà davvero? «Certo, sento la necessità di tramandare il mio mestiere alle mie due ragazze, (le aiutanti Gabriella e Sara), e finché non voleranno con le loro ali, io ci sarò».

Però la notizia fa male ugualmente. Noi udinesi siamo abitudinari, e quel vicoletto buio, lungo e profumato di paste, ci sta a cuore, vicenda di Arturo Malignani escludendo (l’inventore aveva la fabbrica di lampadine proprio di fronte all’ingresso di quello che più di cento anni dopo è ancora lo stesso). Conservatorismo d’elitè, forse. Chiamiamolo: “le piccole cose di buon gusto”, storpiando Gozzano. Il Laboratorio del Dolce è un brand, un marchio da proteggere; uno stile di vita, come l’attesa della meringa con la panna. Un simbolo la tua arte, caro Danilo, tu che conservi e regali le stesse ricette del Dorta. Parliamone pure, in tempi così veloci. Meringhe, Krapfen, torte bavaresi… le torte rovesciate con la cupola di crema. I lievitati, come la colomba o la gubana, con il lievito madre. Le Saint Honorè, le meringate. Le millefoglie per ogni occasione, «perché i miei clienti sono classicheggianti», ci dice, dietro un sorriso.

E poi la tua invenzione, maestro Danilo: la Charlotte di frutta!, che tripudio multisensoriale. E quando si mette a creare la “Croque en bouche”, con quel caramello spavaldo e impertinente, sull’Everest dei bigné, che si raffredda subito? Caro Danilo, siamo certi che non sarà un addio questo, perché, solo a pensarlo, la domenica ci si rovina, umore compreso. Però è anche vero che spostare il tuo “caro luogo” comporta inevitabilmente la chiusura di un’atmosfera centenaria a cui siamo abituati. E allora, ti prego, comunicaci presto dove ritrovarti. Forse non sarà difficile: il profumo delle tue paste ti precede. —

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