“Il grande dittatore”: torna Chaplin col suo capolavoro

PORDENONE. “Il grande dittatore”, il manifesto pacifista di Charlie Chaplin, capolavoro della storia del cinema, torna sul grande schermo da lunedì, nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna (anche in dvd). E Cinemazero di Pordenone non poteva non essere in prima linea: la parodia di Adolf Hitler creata nel 1940 da Chaplin, monito contro ogni dittatura con cui l’attore lanciò al mondo il suo messaggio di pace all’alba della seconda Guerra mondiale, sarà proiettata proprio lunedì, alle 21.
Quando nel settembre del 1939 Chaplin cominciò a girare “Il grande dittatore”, il primo film parlato della sua carriera, numerosi furono i tentativi di scoraggiare l’operazione. Un regista di Hollywood non poteva certo permettersi di prendere di mira in maniera esplicita la figura di Hitler e il regime totalitario instaurato dai nazisti in Germania. «Mentre ero a metà del Dittatore – raccontava lo stesso Chaplin – cominciai a ricevere allarmanti comunicazioni da parte della United Artists. L’ufficio Hays li aveva avvertiti che stavo per cacciarmi nei guai. ù
Anche quelli della sede inglese erano molto preoccupati all’idea di un film antihitleriano e dubitavano che lo si potesse proiettare in Gran Bretagna. Ma io ero deciso a tirare avanti, perché Hitler doveva essere messo alla berlina. Se avessi conosciuto gli orrori dei campi di concentramento tedeschi non avrei potuto fare Il Dittatore; non avrei certo potuto prendermi gioco della follia omicida dei nazisti.
Ma ero ben deciso a mettere in ridicolo le loro mistiche scemenze sulla purezza del sangue e della razza. Altre lettere preoccupatissime mi furono spedite dall’ufficio di New York, per implorarmi di non fare il film, dichiarando che non sarebbe mai stato proiettato né in Inghilterra né in America. Ma io ero deciso a portarlo a termine, avessi anche dovuto noleggiare personalmente le sale da proiezione».
Un film che smaschera l’orrore col più limpido dei sorrisi e il più irriducibile coraggio, mettendo il male all’angolo con il suono fragoroso delle più roboanti risate.
Un film senza tempo, in cui il maestro somma e supera se stesso, per la prima volta parla (e gli spettatori sentiranno proprio la voce dell’artista, visto che è distribuito nella versione originale in inglese con sottotitoli), per regalare al mondo uno dei più begli appelli all’umanità che l’uomo abbia mai sentito.
«Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, neri o bianchi…».
Il celebre discorso finale sintetizza la visione del mondo chapliniana e, insieme alla scena del mappamondo/pallone gonfiato, si fissa in maniera indelebile nella memoria di chiunque lo veda.
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