Il giro del mondo dell’ex primario tra pirati e balene

TOLMEZZO. Una coppia di Tolmezzo ha fatto il giro del mondo in barca a vela. Lui, Alberto Calligaris, 75 anni, e la moglie, Alison Crabtree, 60 anni, inglese, hanno navigato sulla loro barca, il Dream Catcher, dal Mediterraneo fino ai Caraibi, dalle Galapagos alla Polinesia e via via Nuova Zelanda, Indonesia, Oman, Mar Rosso. In tutto 26 Paesi. Sono partiti il 19 luglio 2013 da San Giorgio di Nogaro tornandovi il 26 giugno 2017.
In mezzo cinque rientri temporanei via aereo, legati soprattutto, confessano, alla nostalgia di familiari (sopratutto gli 11 nipotini) e di ciò che si stavano perdendo in loro assenza. Lui, velista da tre decadi, è stato per 23 anni primario della Pediatria di Tolmezzo (in pensione dal 2001).
I due si sono conosciuti in Afghanistan mentre svolgevano attività umanitaria per Emergency e si sono sposati nel 2007.
«Ali – racconta lui – si è appassionata subito alla vela. Del viaggio è stata una protagonista essenziale, per la capacità tecnica acquisita nella conduzione della barca, per la lucidità nell’affrontare i problemi, per la capacità di gestire gli aspetti elettronici, meteo e comunicazioni. Io sentivo un po’ il peso dell’età».
Nonostante il nome della barca, il viaggio fin dall’inizio non viene infarcito «di sentimenti e ragionamenti epici ed entusiasti – spiega lui – come esperienza più bella della vita, sogno sognato per anni e finalmente realizzato, perciò anche gli eventi, i luoghi, gli incontri sono stati vissuti con meno emotività. Siamo partiti con in testa un viaggio complesso e pieno di luoghi e situazioni vagamente conosciute, le idee non chiarissime».
La sfida è stata tosta tra mare non sempre benevolo, alcuni guasti e imprevisti. «Il tratto verso la Nuova Caledonia – racconta – è stato il più duro: centinaia di miglia di bolina con vento sui 25 nodi e mare agitato». La maggior parte del viaggio la coppia tolmezzina l’ha fatto da sola, il resto con amici (come Tonino e Lilly), spesso di supporto anche nel risolvere guasti e difficoltà.
L’aspetto migliore del viaggio? I tanti incontri: «Popolazioni estremamente interessanti – assicura – e quasi sempre accoglienti, anche quando povere. La cosa più toccante è stata la gentilezza trovata a Vanuatu». Alle Marchesi l’invito a cena dai locali.
Alle Fiji la cerimonia “sevu-sevu” con l’infuso preparato per loro da un capo villaggio. In Sri Lanka un capitano li ha aiutati molto con consigli e dando loro anche un “bazooka” antipirati per la traversata del Golfo di Aden (tra Somalia e Yemen).
Alberto e Alison temevano molto quel tratto per i noti frequenti attacchi di pirati. Hanno visto anche il fascino del mare: nuotando alle Barbados tra le tartarughe o alle Tonga tra una madre e un cucciolo di balena.
Del viaggio Alberto dice: «Noi chiudiamo con questo tipo di navigazione, ma la consigliamo, con tutte le tecnologie che oggi assistono chi naviga e informandosi bene. Tanto più se uno è motivato da incontri con culture nuove. Noi questo viaggio lo raccontiamo ai nostri nipoti».
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