Il giallo di viale Ledra, sul cadavere il rosario di Wojtyla e così spunta la pista polacca

UDINE. Un rosario con un crocifisso e la medaglietta di papa Giovanni Paolo II è stato trovato al collo del cadavere di donna avvistato domenica sera da un passante nelle acque del canale Ledra. Quel corpo, dopo tre giorni, non ha ancora un nome. Ma è proprio dalla corona color argento e rosso che parte una delle piste seguite dalla polizia, la pista polacca.
Gli investigatori della Squadra mobile, infatti, procedono per passi successivi e anche per esclusione. Ed ecco come è nata l’ipotesi che si tratti proprio di una polacca.
Già nelle prime ore dopo il ritrovamento gli agenti hanno preso le impronte e le hanno confrontate con quelle presenti nelle loro banche dati in cui compaiono sia coloro che hanno già avuto qualche guaio con la legge, sia gli stranieri extracomunitari.
Quelle del corpo ritrovato nel canale non ci sono. Quindi, ci sono tre alternative: o la vittima è italiana, o è una cittadina di un Paese dell’Unione europea, oppure è un’extracomunitaria clandestina e quindi non è mai stata fotosegnalata.
Dunque, escludendo per un momento l’ipotesi della clandestinità – anche per il fatto che si tratta di una donna dall’età apparente di 55-60 anni – si ritiene che potrebbe anche provenire dall’Europa dell’Est. È un’idea che gli investigatori si sono fatti anche analizzando i lineamenti del viso. Forse una badante. Forse una turista o una persona giunta da poco in Friuli, magari per fare visita a qualcuno.
Si indaga, dunque, in diverse direzioni, tra le badanti, alla Caritas, ai Servizi sociali. Al momento all’associazione Polonik, che riunisce la comunità polacca presente nella nostra provincia, al momento non sono giunte segnalazioni relative a persone scomparse. «Ma se dovesse essere necessario – assicura Dorota Stromidlo – collaboreremo con la polizia. Intanto stiamo facendo un po’ di telefonate per capire se qualcuno sa qualcosa».
La “donna del mistero” era di corporatura robusta, alta un metro e sessanta centimetri o poco più. Capelli biondi tinti. Al momento del ritrovamento indossava una canottiera blu, pantaloni scuri (si vedrà anche di risalire, se possibile, al luogo di acquisto), un mocassino a un piede, mentre l’altro è stato rinvenuto nel cassone in cui finiscono i rifiuti recuperati dall’acquedotto.
Al polso un orologio Laurens con le lancette (ferme a mezzogiorno e 23 o a mezzanotte e 23 nel giorno “24”, forse sabato 24 ottobre) e un cinturino in pelle di colore giallo. Alla mano destra una fede in oro giallo senza scritte. E poi il tatuaggio, una piccola farfalla con le ali aperte disegnata con inchiostro blu sul fianco destro. Una sagoma di due o tre centimetri, non di ottima fattura e comunque datata. Un particolare che, secondo la polizia, solitamente rimane nascosto dalla biancheria intima o dal costume e che dunque potrebbe “dire” qualcosa solo a familiari o a eventuali partner.
Infine, nessun elemento utile è emerso dall’analisi dei video registrati dalle telecamere cittadine.
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