Il Gay Pride del Triveneto arriva a Udine

UDINE. Il prossimo anno il gay pride del Triveneto si svolgerà a Udine. Le associazioni Lgbt l’hanno deciso venerdì sera invitando l’Arcigay e Arcilesbica del capoluogo friulano a prepararsi a organizzare l’evento. Al momento le bocche restano cucite. Nessuno conferma né smentisce perché, per ufficializzare l’iniziativa, manca solo una firma. Se all’ultimo minuto, quindi, non subentreranno imprevisti, la sede friulana del Gay Pride 2017 sarà ufficializzata nei prossimi giorni.
Da quanto si è potuto apprendere, l’iniziativa sarà sostenuta anche dall’amministrazione comunale che si è sempre spesa per garantire i diritti della comunità Lgbt. Sarà il primo raduno arcobaleno nella storia della città millenaria.
Ogni anno la comunità Lgbt si dà appuntamento in una città per rivendicare i diritti spesso calpestati da chi non riconosce le coppie formate da persone dello stesso sesso. Quest’anno a ospitare il popolo rainbow è stata Treviso dove sono arrivate circa 70 mila persone.
L’evento è stato patrocinato anche dal Comune di Udine rappresentato in corteo dall’assessore alla Mobilità, Enrico Pizza. La scorsa primavera, l’assessore non avrebbe certo immaginato che il prossimo anno toccherà a lui e al resto della giunta di palazzo D’Aronco accogliere gli uomini e le donne, provenienti da tutto il Triveneto, con i colori dell’arcobaleno.
La bandiera multicolore è diventata, infatti, il simbolo della comunità Lgbt. E quella stessa bandiera scatenò non poche prese di posizione quando l’amministrazione decise di esporla sul balcone del municipio.
La candidatura di Udine era nell’aria da tempo proprio perché, negli ultimi anni, la città è stata caratterizzata da diverse prese di posizione a favore di gay e lesbiche. In tutte quelle occasioni non mancarono le polemiche, ma l’amministrazione Honsell, con poche defezioni, ha sempre appoggiato le iniziative organizzate per dire no all’omofobia.
Non si può dimenticare il clamore scatenato dai manifesti gay che proponevano il bacio tra due uomini e due donne. Come pure l’attività svolta nelle scuole dall’Arcigay per promuovere la cultura della tolleranza. Iniziative sostenute dal Comune anche a costo di registrare le critiche della Chiesa che non ha mancato di prendere posizione.
Senza contare che Udine è stata la seconda città in Italia, la prima in regione, a trascrivere sul registro di Stato civile, quando la legge non lo consentiva, il matrimonio celebrato all’estero tra due donne. Il sindaco, Furio Honsell, ne ha sempre fatto una questione di civiltà. La registrazione venne annullata dal commissario prefettizio prima dell’approvazione della legge che ora riconosce le unioni gay. Tant’è che anche a palazzo D’Aronco sono già state celebrate diverse nozze tra persone dello stesso sesso.
Ricordato l’impegno che Udine ha dimostrato nel riconoscimento dei diritti della comunità Lgbt, non resta che attendere l’ufficializzazione dell’evento.
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