Il Friuli Venezia Giulia è la regione più a rischio in Italia: rapida crescita dei contagi, numeri allarmanti per Udine e Gorizia

UDINE. Sempre peggio, negli ospedali, nei numeri, nei grafici, nei report: il Friuli Venezia Giulia sta attraversando forse il periodo più grave dall’inizio della pandemia e la conferma arriva anche dagli studi della Fondazione Gimbe. Nel rapporto settimanale, la fondazione rileva tutti i parametri della nostra regione in peggioramento rispetto alla settimana precedente, dalla percentuale dei positivi alla occupazione dei posti letto negli ospedali.

Analogo verdetto anche dai due consueti grafici aggiornati quasi in tempo reale che collocano i territori in quattro distinte aree di rischio a seconda dei parametri e della crescita delle persone positive: il Friuli Venezia Giulia contende all’Emilia Romagna il ben poco ambìto primato di regione con il più alto tasso di positività, mentre per quanto riguarda le quattro province del Fvg Udine si conferma la più colpita, seguita a ruota da Gorizia. Decisamente meglio stanno Trieste e Pordenone.



Vediamo nei dettagli cosa indicano gli studi della Fondazione Gimbe. Il grafico che mette a confronto la regione con il resto d’Italia ci colloca nella consueta area rossa (colore che non ha nulla a che spartire con quelli individuati dal Governo per imporre le limitazioni): siamo dunque nel quadrante più a rischio, dove finiscono le aree italiane che superano la media nazionale per entrambi i parametri presi in considerazione: l’asse orizzontale indica i nuovi casi (incidenza) per 100.000 abitanti nelle ultime 2 settimane.

Questo valore permette di stimare quanti casi, in un determinato periodo, sono positivi e potrebbero quindi trasmettere il contagio. In quest’ultima rilevazione di Gimbe il Fvg supera abbondantemente gli 800 casi su centomila abitanti. Teniamo presente che il parametro che farebbe scattare automaticamente la zona rossa in un territorio è quello dei 250 casi ogni centomila abitanti su base settimanale. La nostra regione è dunque tre volte oltre la soglia.
L’asse verticale rappresenta invece l’incremento percentuale dei casi nell’ultima settimana. Questo valore indica la velocità di crescita dei nuovi positivi. E qui l’incremento sfiora il 7 per cento.



Al centro del grafico la media nazionale: si tratta di poco più di 500 positivi su centomila abitanti in due settimane (dunque molto al disopra del limite di guardia) e del 5 per cento circa di incremento dei nuovi positivi ogni sette giorni.
In situazione critica sono anche Emilia Romagna, Marche, Campania, Piemonte e Lombardia. Nel quadrante verde troviamo invece le regioni con la situazione migliore: Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Liguria, provincia autonoma di Bolzano, Veneto, Molise, Abruzzo, Lazio.

Nel report pubblicato giovedì 18 marzo, Gimbe mette in evidenza, tra le altre cose, anche la criticità delle terapie intensive in tutto il paese. Si fa notare come il tasso di saturazione nazionale oltrepassi la soglia critica attestandosi al 36% e come l’occupazione da parte di pazienti Covid supera il 30% in 13 Regioni: in particolare, in 5 Regioni (Toscana, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Molise) è del 40% e in altre 5 è 50% (Emilia Romagna, Lombardia, Umbria, Marche, Prov. autonoma di Trento). «A preoccupare – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – è anche il trend in continua ascesa dei nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva: in 4 settimane la media mobile a 7 giorni è aumentata del 94,2%, passando da 134 a 260».

 

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