Il fiore esposto è senza prezzo: 1.300 euro di multa
Piccola attività commerciale in città. Per l’esattezza, una fioreria, gestita da madre e figlio. Verso le 11 di una tranquilla mattina, entrano in negozio i vigili urbani, per quello che sembra un normale controllo.
Dietro il banco c’è soltanto la titolare che, naturalmente si mette a disposizione degli agenti: mostra carte, bolle, certificati vari. Sembra tutto a posto. Sembra perchè l’attenzione dei vigili si sposta sui prezzi esposti in vetrina, notando che ne manca qualcuno. «Scusi signora, come mai non tutti i prodotti esposti hanno il prezzo indicato?», devono aver chiesto. La commerciante tira fuori una bolla e spiega come parte della merce esposta, quella senza prezzo, è arrivata da poco, quella stessa mattina, e che, tra un cliente e l’altro, non è riuscita a ultimare il lavoro. I vigili non si convincono e staccano un verbale di 1.300 euro!
A nulla vale l’insistenza della proprietaria; l’appello al buon senso. I vigili tirano dritto per la loro strada. «Il Comune, e spesso anche lo Stato, tramite il loro braccio sul territorio dovrebbe far rispettare le leggi e non bastonare il cittadino educato e rispettoso – spiega il figlio –. Il comportamento più corretto sarebbe stato quello di avvertire l’esercente del fatto che sarebbe in contravvenzione, di mettersi in regola, perchè nei prossimi giorni ci sarebbe stato un secondo controllo al quale sarebbe seguita l’eventuale sanzione. Invece, come segnalato proprio in questa rubrica, la sensazione che ti resta addosso è che vogliano fare cassa».
La vicenda, come spesso accade in questi casi, non finisce qui. L’esercente prova ad ottenere giustizia e tramite il commercialista presenta ricorso ottenendo il dimezzamento della sanzione: 650 euro. «Perchè se sono in torto marcio mi fai lo “sconto” – insiste uno dei due titolari della fioreria –? È un modo per dire: “scusate abbiamo esagerato e ci sentiamo in colpa?”. Non mi sento di dire che mi è andata bene, perchè non è così. Non voglio rassegnarmi a questo sistema».
E con questa convinzione l’imprenditore presente istanza, tramite legale, al giudice di pace, ma l’istanza è rigettata. A quel punto non gli resta altro da fare che pagare: 650 euro, più le spese legali, quelle del commercialista e il tempo perso tra un ufficio e l’altro.
«Mi chiedo per quale insensata motivazione un cittadino, commerciante, imprenditore, pensionato, scolaro di vario livello o qualsiasi imprenditore, debba temere un controllo o una visita di questi signori, con il pensiero che comunque qualcosa trovano, perdendo così fiducia nel loro operato».
Un’ultima nota: presentata l’istanza del giudice la fioreria ha avuto un secondo controllo.
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