Il Comune: ripensiamo piazza Venerio

L’assessore Malisani invita gli architetti a ragionare sulla funzione dell’area: così non va bene. E intanto restano gli alberi
Di Giacomina Pellizzari
Udine 30 APRILE 2012 pzza venerio Telefoto Copyright Petrussi Foto Press Turco
Udine 30 APRILE 2012 pzza venerio Telefoto Copyright Petrussi Foto Press Turco

Il giardino di vicino/lontano fiorirà per tutta l’estate in piazza Venerio. Quell’idea effimera, come la definisce nell’intervento qui a fianco l’architetto Pietro Valle, figlio di Gino noto architetto a livello internazionale, ha registrato talmente tanti consensi tra gli udinesi che il Comune ha deciso di organizzare tra gli alberi incontri culturali e anche un dibattito sul futuro da dare a piazza Venerio.

L’assessore alla Gestione urbana, Gianna Malisani, risponde con un invito al dialogo all’appello di Valle anche se, per quanto riguarda l’utilizzo degli spazi pubblici in centro, è convinta di non trovarsi di fronte a «una deriva delle idee». Ma andiamo con ordine perché Valle solleva più di una questione. «E’ vero che Gino Valle nella progettazione della sistemazione di piazza Venerio è stato condizionato dalla presenza degli elementi funzionali al parcheggio sotterraneo» riconosce l’assessore prima di ammettere: «Piazza Venerio è una piazza con problemi». Allo stesso modo, l’assessore riconosce che «l’intervento di vicino/lontano dà la possibilità di fruizione e di sosta che altrimenti la piazza non ha». Ecco perché l’assessore è intenzionata ad approfondire la questione per decidere non solo con Valle, ma anche con l’Ordine degli architetti che ha già sollevato il problema, come far rivivere il luogo a ridosso del centro storico.

Nel frattempo, il presidente di vicino/lontano elaborerà un calendario di iniziative estive per andare incontro alle richieste del Comune e dei commercianti. «Condivido le osservazioni di Pietro Valle, il giardino che abbiamo creato in piazza Venerio è una provocazione pensata per far capire che ci riappropriamo di un luogo nel momento in cui lo viviamo». Viverlo significa «trasformarlo in un luogo di sosta e non di attraversamento». E se «gli alberi sono funzionali a un filtro nei confronti del contesto prossimo che tranne la chiesa è di qualità non adeguata alla piazza», l’idea del boschetto nasce «dalla necessità di ridimensionare lo spazio creando una specie di rapporto tra interno ed esterno della piazza». Un concetto, questo, subito compreso da chi, qualche settimana fa, posizionava i primi alberi verso il palazzo della Telecom: «Siccome proteggevano dal sole - fa notare il presidente di vicino/lontano - i giovani e i ragazzi si sedevano a mangiare il gelato». In piazza Venerio, insomma, manca un motivo d’incontro. Lo dicono gli architetti, lo ripetono i commercianti e lo segnala la gente che non trova più l’anima del luogo.

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