Il compasso a tre gambe di Ludovico Bomben conquista il mondo dell’arte

Il pordenonese di 37 anni si è aggiudicato il “Premio Cramum” Le sue opere vengono realizzate con le imprese del territorio  

LA STORIA

ENRI LISETTO

Con il “Compasso a tre gambe” in alluminio, Ludovico Bomben, pordenonese di 37 anni, ha vinto la settima edizione del “Premio Cramum” per l’arte in Italia. La consegna è avvenuta a Villa Bagatti Valsecchi di Varedo, all’inaugurazione della mostra “Il cielo sopra di me e dentro di me che cosa?”.

Oltre al cubo in marmo di Candoglia, simbolo del Premio, Ludovico Bomben si porta a casa un percorso di mostre e pubblicazioni che si concluderà nel 2021 con una personale nello Studio museo Francesco Messina di Milano. «L’opera ha convinto tanto per la sua resa finale quanto per l’evidente maturità artistica sottostante», è la motivazione.

La mostra e il Premio, diretto da Sabino Maria Frassà, sono stati promossi da Fondazione Cure onlus con il Comune di Varedo e con la Fondazione Versiera 1718.

«Compasso a tre gambe è un grande oggetto nero», premette l’artista pordenonese. «Sono chiare da subito le sue caratteristiche: tutto sembra essere dichiarato apertamente nella precisione formale e strutturale. Il richiamo alla geometria, il calcolo matematico delle proporzioni armoniche, il gioco di luci e ombre, la tradizione, il fascino dello strumento di calcolo. Eppure qualcosa sembra scardinare la nostra percezione. Non è solo la terza gamba che rende inutile il suo possibile utilizzo e scardina così la percezione dell’oggetto».

Il bozzetto di questa scultura è rimasto «chiuso nel cassetto per diversi anni. La prima volta che l’ho esposto insieme ad altre mie opere, ho capito quanto esso fosse un legante dell’intero processo di ricerca. Da subito ho percepito che non c’era alcun bisogno di associarlo alle svariate simbologie che da sempre ruotano intorno al vero compasso perché le aveva tutte al suo interno, ma contemporaneamente le trascendeva».

L’oggetto basta a se stesso, insomma, è una presenza imponente ma leggera, e proprio quello strano senso di “non collocazione” lo veste di una dimensione altra.

«Come per molte altre delle mie opere – prosegue Ludovico Bomben – è realizzato con tecniche produttive di altissima precisione, tornitura e fresatura a controllo numerico, saldature laser e finitura in soft touch».

Per la produzione delle opere, da diversi anni Bomben cerca e trova collaborazioni con aziende del territorio pordenonese. In questo caso l’opera è stata prodotta in collaborazione con Lavormec per le lavorazioni meccaniche e Corallo Verniciatura per la finitura, ma molte altre sono le aziende che hanno sostenuto il lavoro in precedenza, tra cui Dform, Theke, Falegnameria De Vecchio, Arr Mobili e Bravin. Interessante è il legame tra l’artista e il territorio, un rapporto che mette in relazione la produzione industriale con il pezzo unico, in cui si palesa il grande valore dell’artigianalità friulana nella perfetta realizzazione delle opere dell’artista. Questo soprattutto alla luce del fatto che negli ultimi anni di ricerca Bomben tenta una rilettura dell’immagine sacra nel contemporaneo utilizzando processi produttivi destinati a tutt’altro ambito, accostando materiali e tecniche antiche con lavorazioni e materiali di ultima generazione.

Ludovico Bomben, dopo il diploma all’istituto d’arte di Cordenons, si è laureato all’Accademia delle belle arti di Venezia sezione decorazione. Nel 2011 ha esposto “Across” alla Biennale di Venezia, selezionato da una commissione di esperti tra gli studenti che avevano frequentato gli istituti specifici italiani.

«Può sembrare strano, ma credo sia stato molto importante il fatto che io sia nato in campagna – tira le somme dei primi anni di attività artistica –. Prendevo la terra con le mani e, mentre la toccavo, la sentivo viva. Fin da piccolo ho avuto a che fare con vari attrezzi e ne sono sempre stato affascinato. Un giorno ho scoperto l’esistenza della ferramenta, luogo dove si potevano acquistare molti attrezzi che nemmeno conoscevo, e mi si è aperto un mondo». —



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