Il centrodestra trova l’unità ma slitta l’accordo sul leader

I partiti aprono ai centristi (ma non col simbolo di Ap) e autonomisti. Lista dell’Udc Il rinvio sulla guida della coalizione aumenta la probabilità che alla fine decida Roma

Sorrisi, volti distesi e un clima di soddisfazione. Il primo tavolo programmatico del centrodestra si conclude con una sorta di “pace momentanea” sulla scelta del candidato presidente della coalizione, il vero nodo della questione e che più passa il tempo più rischia di essere sciolto a Roma.

L’impegno è di aprire sei tavoli di lavoro (sanità, enti locali, economia, lavoro, sicurezza e immigrazione, lavoro, agricoltura e montagna) per la stesura di una seriw di proposte di legge che dovranno rappresentare la “base” del programma elettorale di primavera. Al tavolo di Trieste erano seduti Sandra Savino e Riccardo Riccardi (Fi), Massimiliano Fedriga e Barbara Zilli (Lega), Fabio Scoccimarro (Fdi), Renzo Tondo, Giulia Manzan e Roberto Revelant (Autonomia responsabile), Angelo Compagnon e Paolo Urbani (Udc), Luigi Ferone (Pensionati), Sergio Bini e Marco Pottino (Progetto Fvg). Assenti, come da programma, i due rappresentanti in Consiglio di Alternativa popolare Alessandro Colautti e Paride Cargnelutti. E proprio sulla loro futura partecipazione all’alleanza si è giocata una parte della discussione.

Se Fedriga ha tenuto il punto spiegando come il problema sia «il simbolo di Alternativa popolare» non avendo nulla da eccepire a priori «nei confronti di Colautti e Cargnelutti come persone e politici a patto che lascino il partito di Angelino Alfano» pare che Tondo e Compagnon, in particolare, abbiano cercato di limare i termini della questione evidenziando come i due consiglieri, a piazza Oberdan, non si siano mai staccati dal centrodestra per abbracciare la maggioranza. Porte, dunque, se non spalancate quantomeno aperte alla coppia Colautti-Cargnelutti così come – recitano in coro i protagonisti del vertice di ieri – anche ad altre esperienze «a partire dagli autonomisti».

Un’altra certezza emersa a Trieste, inoltre, riguarda l’Udc con Compagnon che ha confermato come i centristi «presenteranno una lista con il proprio simbolo alle Regionali». Al di là della quadratura del cerchio e delle ambizioni dei singoli, dunque, l’aspetto tenuto in considerazione da tutti gli esponenti conservatori è quello del primo passo compiuto da una coalizione che, essenzialmente, ieri aveva un obiettivo ben preciso e cioè quello di lanciare un messaggio di unità soprattutto all’esterno. «Il centrodestra ha confermato la propria serietà e capacità di giungere a una sintesi – ha commentato Savino - sia sui contenuti sia sul metodo di lavoro. Il punto di partenza, sul quale non ci sono mai stati dubbi, sta nella consapevolezza che solo uniti si vince e che chi ha combattuto la giunta di Debora Serracchiani in questi anni potrà essere ben accetto».

Pollice alto anche per Fedriga per il quale «è fondamentale partire dal progetto comune per vincere le elezioni», mentre Manzan ha sottolineato come «con la coesione e l’unità possiamo conquistare sia la Regione che Udine». E se Scoccimarro si è goduto la «riapertura della “fucina” di centrodestra», per Urbani è stato «proficuo cominciare a lavorare assieme a coloro che saranno l’alternativa al centrosinistra», mentre Bini ha evidenziato come sia nata «la casa comune per stilare il programma in vista del 2018». (m.p.)

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