Il cabaret al femminile di Dino Persello e l’omaggio alla Carnia

Il regista friulano porta in scena sette attrici e un solo interprete maschile per dare voce alla montagna
Di Mario Blasoni

Ha cominciato con i ragazzi del suo paese, Carpacco di Dignano (gli “attori” di Lamps avevano da 8 a 18 anni), poi è passato a lavorare col gruppo teatrale della Terza età di San Daniele e in coppia con Maria Luisa Rosso (A lùs piades), quindi è tornato ai monologhi con Voe di contàus. Il “teatro minimo” in friulano di Dino Persello volta ancora pagina: partito come regista (memorabili le commedie 20 milions e un cjamp a rosis e Quatri rais di briscule) e intrattenitore, adesso Persello ha messo in scena un cabaret al femminile: Ognun la conte a so mùt. «Siamo insieme – spiega – da sei anni: abbiamo fatto una quarantina di uscite». Il prossimo appuntamento per gli udinesi è martedì 5 agosto, ore 21, a Sant’Osvaldo, nella corte Coseano di via Basiliano.

Abbiamo detto cabaret al femminile: in scena, infatti, sono sette donne carniche, rappresentanti diverse località (Elia Ferigo e Solidea Del Negro di Paularo, Elsa Martin di Prato Carnico, Livia Sala di Forni di Sotto, Nives Baldacconi di Villa Santina, Marta Vezzi di Arta e Rosalba Ferrari di Forni Avoltri). E c’è anche un uomo, Celestino Vezzi, di Cercivento, padre di Marta, che é la più giovane. Celestino, “buon mediatore”, ha appunto un ruolo di equilibrio nel “concerto” femminile. Quanto ai temi trattati, Persello sviluppa quello delle varianti linguistiche carniche, curiosamente diverse da valle in valle. Come scrive Monica Tallone nel depliant dello spettacolo, «si tratta di una recitazione minima spontanea sulle donne, la loro saggezza, le loro fatiche, il loro universo di pensieri, sentimenti, desideri e affetti», giungendo così a «dare un assaggio della Carnia attuale. E soprattutto a emettere un grido di speranza contro lo spopolamento della montagna: restare!».

Quanto agli spunti letterari, si parte dal brano Il pudòr della Marpillero di Essere di paese, per finire con i bellissima versi di don Sandro Naiaretti, che riecheggia il Pasolini dei Turcs tal Friul con la sua invocazione «Signor, uda la nesta int/ a continuà la so storia"/ par scolpì,/ tas mùsas di frescjas generasions/ il gust di vivi/ di lavorà/ di restà».

«Sono storie sentite, c’è grande partecipazione», dice Nives Baldacconi, che è la coordinatrice. Laureata in sociologia, ha lavorato nell’Azienda sanitaria a Tolmezzo e Gorizia. Adesso studia teologia e concluderà il corso tra un anno.

L’ultima arrivata - e anche la più giovane - é Marta Viezzi, 34 anni, impiegata in uno studio legale di Tolmezzo. Ha cominciato quasi per gioco (e un po’ per seguire il padre). Suona la chitarra e canta un paio di canzoni.

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