I vaccini da utilizzare contro l’epidemia di fake news

In Italia 800 mila bambini tra scuole materne, elementari e medie non sono vaccinati. Questo è un dato allarmante che deve davvero far riflettere. Chi decide di non vaccinarsi o di non farlo fare ai propri figli è davvero a conoscenza di tutte le informazioni necessarie per fare questa scelta?
Aumentare la consapevolezza dei giovani sull'efficacia dei vaccini è stato l'obiettivo di UniVax Day 2019, evento tenutosi il primo febbraio in contemporanea presso 21 atenei italiani, promosso dopo il successo della scorsa edizione dalla Società italiana di immunologia, immunologia clinica e allergologia (Siica).
A Udine, 450 studenti del 4° anno degli istituti superiori di Udine, Gorizia, Pordenone sono stati accolti nell’aula Strassoldo dell’Università di Udine, per affrontare il tema delle vaccinazioni sulla base delle evidenze scientifiche e discutere del tema con operatori sanitari, ricercatori e divulgatori scientifici.
«Siamo di fronte ad un' epidemia di fake news verso le quali UniVax vuole essere un vaccino - ha esordito la giornalista Maria Santoro nell'introdurre la conferenza - Innanzitutto, la politica dovrebbe rimanere fuori dagli argomenti scientifici o affidarsi agli esperti, ma anche i giornalisti dovrebbero operare per la diffusione di una corretta informazione; purtroppo, alcune volte i ruoli sono confusi e ciò contribuisce alla disinformazione».
«Chi si oppone alle vaccinazioni – ha continuato Carlo Pucillo – dimostra spesso scarse conoscenze scientifiche e senso critico, che lo porta alla negazione dell’evidenza che i vaccini sono uno dei maggiori traguardi della scienza, portando alla prevenzione, ed in alcuni casi alla scomparsa di patologie infettive o alla drastica diminuzione di patologie tumorali indotte da virus. Diverse sono le credenze che nel corso degli anni hanno alimentato le posizioni di coloro i quali si oppongono alle vaccinazioni. Si va da chi pensava che i vaccini fossero di derivazione animale a chi crede che i vaccini siano dannosi alla salute e costituiscano solo un vantaggio economico per le aziende produttrici».
«Purtroppo – ha continuato – vi sono delle difficoltà per alcuni individui a calcolare rischi e benefici di questa pratica, data la moltitudine di informazioni attualmente disponibili».
Ma come funzionano realmente i vaccini? Il sistema immunitario evita che i patogeni entrino all'interno del nostro organismo oppure li elimina producendo una risposta specifica nei loro confronti. Nel primo incontro con un patogeno, il sistema immunitario sviluppa una risposta, che è selettiva, ma lenta nell’eliminazione “dell’invasore” non riuscendo ad evitare che il patogeno provochi una malattia. Inoltre, al termine della risposta il sistema immunitario avrà sviluppato una memoria dell’incontro che permetterà una risposta molto veloce verso lo stesso patogeno, evitando l'insorgere della malattia. I vaccini simulano il primo contatto con l’agente infettivo evocando una risposta immunologica simile a quella causata dall’infezione naturale, senza però causare la malattia e le sue complicanze. Il principio alla base di questo meccanismo è la memoria immunologica: la capacità del sistema immunitario di ricordare quali microrganismi estranei hanno attaccato il nostro organismo in passato e di rispondere velocemente. «Grazie ai vaccini – ha concluso Linda Gallo – la speranza di vita nel nostro secolo supera gli ottant'anni; se non avessimo i vaccini in Italia ogni anno avremmo 10 mila casi di poliomielite, 35 mila casi di difterite e 600 casi di tetano. In Fvg viene promossa la vaccinazione nel primo anno di vita affinché i neonati siano protetti per malattie pericolose che li possono colpire quali la pertosse e il meningococco». —
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