I “ragazzi” della 5ªA dello Stellini si ritrovano a quasi 60 anni dal diploma

Magistrati, avvocati, ingegneri, docenti, persino una contessa. La “crema” del liceo classico Stellini, classe 1939, si è radunata a quasi 60 anni dal diploma festeggiando carriere onorevoli e...

Magistrati, avvocati, ingegneri, docenti, persino una contessa. La “crema” del liceo classico Stellini, classe 1939, si è radunata a quasi 60 anni dal diploma festeggiando carriere onorevoli e raccontando aneddoti giovanili che ad ogni rimpatriata si arricchiscono di divertenti dettagli, molti riguardanti - ovviamente - i prof: dal mitico Giangiacomo Menon, poeta e filosofo, a don Placereani, storico. «Fu un maestro di vita – racconta uno dei suoi "studenti", oggi 75enne –, ci ha insegnato a non credere nei dogmi».

Raccolti attorno a un tavolo al ristorante all’Allegria, in via Grazzano, eleganti, divertiti, dinamici, i “ragazzi” della 5ªA del 1958 sono diventati tutti cavalli di razza. Carlo Appiotti, noto penalista, sorride coccolato dai compagni, dimenticando per un giorno gli acciacchi; Gianpaolo Tosel, magistrato, giudice sportivo della lega nazionale professionisti serie A, e Giorgio Gorlato, l’unico della classe a non essersi laureato («sono la pecora nera», scherza) - ma solo perché ha fatto una carriera fulminante: è Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi, ha arbitrato campioni come Michael Jordan e ben 330 partite in serie A, cinque finali scudetto, due titoli di miglior arbitro dell’anno -, sono i più ciarlieri del gruppo, assieme alla "memoria storica" della 5A, Silvia Mencarelli, insegnante di inglese per 42 anni (anche nello stesso Stellini), che dal 1972 ha iniziato a organizzare le rimpatriate dopo aver perso tutti di vista per quasi 15 anni.

Il feeling di questo allegro gruppo lo si spiega con lo spirito di squadra che da sempre ha animato quella fortunata sezione A dello Stellini, e anche dalla voglia di rivalsa di chi è nato, come dicono, "al rombo del cannone", figlio della guerra e quindi emerso con grinta e caparbia. Ma il grosso merito della carriera eccezionale di una classe intera va soprattutto alla preparazione ricevuta allo Stellini: «Era la scuola del libero pensiero, abbiamo fatto la "giusta" rivoluzione». (r.t.)

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