I nomadi: siamo innocenti

Accusati di 70 furti, hanno chiesto la revoca degli arresti

Si è tenuto ieri, davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pordenone Alberto Rossi, l’interrogatorio di garanzia per rogatoria di Alessio Caris, 40 anni, disoccupato e pregiudicato per reati contro il patrimonio, e Massimo Carris, 20enne anch’egli disoccupato, incensurato, entrambi di Travesio. Il primo è sottoposto alla misura di custodia cautelare in carcere, il secondo all’obbligo di dimora nel paese di residenza nell’ambito di una inchiesta dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Spilimbergo e dei colleghi della stazione di Trichiana, che ha visto l’emissione delle misure cautelari da parte del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Belluno Aldo Giancotti, su richiesta del pubblico ministero Simone Marcon.

I due devono rispondere di una serie di circa 70 furti in casa e nelle automobili, di cui 27 in provincia di Belluno ed una quarantina, perlopiù in provincia di Pordenone, con “satelliti” tra Udine, Gorizia e Trieste. Con i due sinti erano stati denunciati altri quattro uomini che “fingevano” di essere di famiglia, anche in gita, per non dare adito a sospetti, in caso di controlli, durante le trasferte. Cinque colpi attribuibili alla banda sarebbero stati messi a segno in Austria, tra Villach e Klagenfurt.

Caris e Carris, difesi dall’avvocato Luca Donadon, hanno respinto ogni addebito. Il loro difensore ha chiesto la revoca delle misure cautelari, richiesta che il gip ha inoltrato, per competenza, al collega del tribunale di Belluno che molto probabilmente deciderà lunedì.

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