I liceali mettono lo stop al bullismo omofobico

SACILE. Arcigay e Arcilesbica in cattedra per i liceali di Sacile. Disco verde al dibattito senza tabù, all’integrazione e all’accoglienza. «Lotta senza pietà – dicono i ragazzi del liceo Pujati che hanno i diritti nel cuore – contro il bullismo omofobico». Applausi e forte partecipazione, ieri, nell’auditorium Zancanaro. «Aumentano i casi denunciati di bullismo omofobico nelle scuole provinciali – ha testimoniato Giacomo Deperu con Marco, Dario e Giorgio –. Apriamo un confronto: la nostra esperienza personale nelle superiori è datata, ma è stata a tratti traumatica. Chi è gay o lesbica non è affetto da una malattia: deve avere il diritto a vedersi riconosciuta la propria identità sessuale».
La svolta è quella sui diritti e sulle pari opportunità in aula. Il confronto sulle diversità e sul bullismo omofobico è all’anno uno nelle scuole liventine. «La conferenza rientra a pieno titolo nel progetto di educazione alla diversità, al rispetto dell’altro – ha spiegato Veronica Gava, rappresentante di istituto –. La richiesta di invitare i rappresentanti di Arcigay e Arcilesbica è allineata alla nostra formazione civica e umana». Dopo l’affondo sui diritti rosa, gli studenti si concentrano sulla diversità. Il progetto formativo di Arcigay è andato in porto nel 2009 con l’accordo stretto in Regione e nell’Ufficio scolastico. «A scuola per conoscersi – dicono i volontari del movimento di liberazione dai cliché dell’identità sessuale –. Bisogna liberare i ragazzi e le ragazze dall’isolamento sociale, dal bullismo, dall’omofobia rispetto alle scelte di genere e applicare strategie di intervento mirate al rispetto e all’accoglienza in aula».
Lotta contro il pregiudizio in classe. Quello che marchia con stereotipi violenti e aggressioni gli adolescenti alla ricerca dell’identità sessuale e li ghettizza. I dati: oltre 50 studenti ogni mille sono gay e lesbiche. Nel campione monitorato, il 75-80 per cento è maschio e il 2-6 femmina tra le vittime di aggressioni verbali e fisiche per la diversità dell’orientamento sessuale. Per il 93 per cento a scuola si dovrebbe insegnare che l’omosessualità è uno dei possibili orientamenti naturali. «Di omofobia bisogna parlare per combattere pregiudizi e ghetti sociali – dicono gli omosessuali – nelle scuola». I rappresentanti degli studenti con Gennaro Capparelli hanno aderito alla proposta di incontrare il comitato Nuovi passi dell’Arcigay. «Stop a censure culturali – dicono i ragazzi –. Ci sono compagni e compagne di scuola che sono gay: non devono e non vogliono avere la paura di essere giudicati. Non c’è niente di male nell’omosessualità, il problema, invece, è quello dell’omofobia. Il problema, come capita spesso, è quello degli altri. Un atteggiamento di avversione e pregiudizio che non rispetta i diritti naturali, fa soffrire tanti adolescenti». Quelli sull’identità e sulle scelte sessuali sono diritti che la generazione “Z” rivendica all’origine della vita comunitaria.
Chiara Benotti
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto