I gestori dei rifugi di montagna: «Da noi genuinità e natura»

La reazione degli operatori messi sotto accusa per la qualità delle strutture «Gli edifici sono proprietà del Cai o del Comune, noi facciamo del nostro meglio»

tolmezzo

I gestori dei rifugi di montagna non ci stanno. Dopo le critiche di un lettore del Messaggero Veneto sulla presunta “trascuratezza” di alcuni edifici e l’intervento del sindaco di Tolmezzo, Francesco Brollo, in difesa delle strutture, ora è chi conduce le attività in quota tra mille sacrifici a far sentire la propria voce. E a far capire come l’erba dei vicini – Austria, Trentino e Alto Adige, citati dal lettore – non sempre sia la più verde. Tra i rifugi “nel mirino” c’è il Lambertenghi Romanin di Forni Avoltri. Sulle eventuali carenze estetiche, la risposta è chiara: «Gli edifici – sottolinea il gestore Alex Graputti – non sono di proprietà di chi li porta avanti, ma del Cai o, nel nostro caso, del Comune. Chi li gestisce fa il possibile per renderli piacevoli a spese proprie». Graputti non accetta il quadro fatto sulla sua struttura: «Non si può piacere a tutti, ma di recensioni negative ne riceviamo poche – conclude –. Io in Friuli di rifugi “agghiaccianti” non ne vedo. L’estetica non è l’anima di un rifugio, ma sono accoglienza e qualità del cibo a fare la differenza». Un altro esempio citato dal lettore è il Celso Gilberti di Sella Nevea. «I paragoni fatti sono sbagliati – commenta Irene Pittino – perché ogni posto ha una sua identità peculiare. È stata criticata la parte esterna, dove c’è un bel cordolo di fiori spontanei: non è natura di montagna, questa? Se il vostro lettore vuole comprarci le sdraio nuove, poi, ben venga...».

Un altro appunto riguarda i dolci “preconfezionati”: «Li preparo personalmente ogni giorno e sono sempre freschi – aggiunge Irene –. Noi ci mettiamo tanto cuore e chi ci frequenta lo sa. È un peccato che questo signore veda tutto così “nero”: il rifugio di montagna è nato come luogo per ricovero e sopravvivenza, non come albergo».

Fra le strutture più moderne c’è il Rifugio F. lli Nordio e Riccardo Deffar, a Sella Lom nell’alta valle di Ugovizza, ricostruito dopo l’incendio di due anni fa e gestito da Liana Spitali e famiglia. Per lei, sono ancora i servizi a fare la differenza: «C’è poco da discutere: gli escursionisti frequentatori dei rifugi in Austria mi hanno raccontato che doccia e ricarica di energia per il telefonino si pagano come extra». Omar Gubeila dal 2017 gestisce con il socio Simone Gonano il “F. lli De Gasperi” a Prato Carnico. «La situazione raccontata non è quella reale – analizza – e tutte queste critiche danno fastidio. Di recente sono stato a dormire al Lambertenghi, ne ho apprezzato pulizia e qualità dei dolci». Sulle presunte lacune estetiche, Gubeila ribatte: «Noi gestori ce la mettiamo tutta per abbellire le strutture. Io stesso ho fatto dei lavori qui, ma le risorse economiche sono quelle che sono e dobbiamo arrangiarci».

Il Trentino è davvero così “avanti”? «In Carnia c’è ancora la tranquillità giusta, non si fanno le code sui sentieri e molti lo apprezzano». –



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