I Di Leno: nostro padre era il fotografo di Pietro Mascagni

La storia di 6 fratelli legata all’autore di Cavalleria rusticana Dalla Puglia al Friuli: un famoso fotomontaggio a Cerignola
Di Mario Blasoni

di MARIO BLASONI

Il 2013 che si è appena concluso non è stato solo l’anno bicentenario di Verdi e Wagner, ma anche quello che ha segnato i 150 anni dalla nascita di un altro grande musicista, Pietro Mascagni, l’indimenticato autore della Cavalleria rusticana, nato a Livorno nel 1863 e morto a Roma nel 1945. L’anniversario non è sfuggito ai fratelli Di Leno di Majano, cioè le sorelle Maria, Carmela e Anna e Vincenzo, che completa il quartetto. Ma perché Majano e perché i Di Leno?

La storia, una bella storia, è complessa e curiosa. L’ha raccontata, sulla rivista Majano Nuova 2013, diretta da Daniele Stefanutti, la Di Leno più qualificata, Maria, che è cantante lirica, mentre Anna e Vincenzo sono fotografi e Carmela è anche pittrice. Bisogna risalire a loro padre, Nicola Di Leno, nato a Cerignola (Foggia) nel 1893, bravissimo fotografo oltre che pittore e appassionato di musica. Basti pensare che quando scoppiò la guerra 1915-1918 fu chiamato a Roma e gli fu affidata la direzione del laboratorio fotografico del Ministero della guerra a Monte Mario.

Dopo il conflitto, assieme al fratello minore Angelo, Nicola proseguì il lavoro di fotografo e di ricercatore di nuove tecniche (foto a colori col processo Lumier, riproduzione di opere d’arte), sempre a Cerignola, dove un bel giorno arrivò Pietro Mascagni. Il musicista livornese, dopo aver frequentato il Conservatorio a Milano, girava l’Italia come pianista di una compagnia di operette. Nella città pugliese si trovò bene e vi rimase come insegnante di musica nelle scuole, fondò un’Orchestra filarmonica: venne praticamente “adottato” dai cerignolesi. Nel 1889 compose la Cavalleria rusticana, vincendo un concorso della Sonzogno: l’opera venne rappresentata l’anno successivo, con grande successo, al teatro Costanzo di Roma.

E anni dopo nacque l’amicizia – e la collaborazione – di Mascagni con i Di Leno. I figli di Nicola conservano una lettera, datata 17 ottobre 1921, in cui il Maestro ringrazia Nicola e Angelo Di Leno per il dono ricevuto di una serie di fotografie «che mi hanno portato la visione dolcissima di altri tempi». C’è anche un famoso fotomontaggio, che ha fatto il giro del mondo. Non essendoci un’immagine di Mascagni nella casa dove compose Cavalleria, cos’ha fatto Nicola Di Leno? Ha applicato uno dei tanti primi piani da lui scattati al musicista che si vede così “affacciato” alla finestra dell’edificio in questione. La foto, pubblicata dai giornali in tutta Italia e in America, fa parte del patrimonio di memorie di Mascagni a Cerignola. Poi la storia dei Di Leno si sposta a Majano.

Negli anni ’30 Nicola Di Leno decise di lasciare Cerignola per trasferirsi a Milano, dove – in un contesto più qualificato – continuare il lavoro di fotografo d’arte. Ma finì in Friuli, a Majano (aveva sposato una ragazza originaria di San Daniele, Lucia Cosmai, e conosceva la zona): doveva essere un passaggio transitorio, invece divenne definitivo («Tutto sommato, il Friuli – si era detto – è sempre più vicino a Milano... della Puglia!»). Nicola ha trasferito la casa-laboratorio, arricchita poi dai figli con le più moderne attrezzature, nel centro di Majano, accanto alla chiesa, dove esiste tuttora, e ha avviato, assieme al fratello Angelo, un’attività di prestigio con clienti importanti in tutta la regione. Intanto sono nati i figli (erano sei, due – Giovanna e Carmine – sono mancati) che dopo la seconda guerra mondiale, hanno proseguito il lavoro del padre, scomparso nel 1970. È rimasto accanto a loro, quasi un secondo papà, lo zio Angelo, che è mancato nel 1985. Padre e zio hanno avuto la soddisfazione di vedere crescere il laboratorio con tutti i trattamenti: bianco e nero, colori, gigantografie. E con un’attrezzata sala di posa adatta a realizzare foto sia di tipo industriale che pubblicitario e ritrattistica. Avendo come clienti ditte ed enti prestigiosi, i loro obiettivi hanno fissato personalità di diverse epoche del mondo politico, religioso e artisti e cantanti famosi. Loro immagini hanno dato vita a cataloghi e manifesti e sono finite su diverse riviste tra cui anche Vogue.

Tutti i figli hanno ereditato l’arte e la passione del genitore, a parte Maria Di Leno che, come accennato, ha intrapreso la carriera di cantante lirica. Allieva del maestro Menotti e della professoressa Tremonti, è stata la solista dell’Orchestra da camera udinese di Plinio De Anna. Nel 1961 ha eseguito tre canzoni, diretta dal maestro Cergoli, al Festival friulano di Pradamano. Ha tenuto concerti in Germania, Olanda, in regione (Raitre e Telefriuli) e partecipato a trasmissioni per Friuli nel Mondo. Nel 2010 ha ottenuo il premio Merit furlan.

Carmela era addetta soprattutto al negozio, ma anche dipingeva (il salotto di casa è una galleria di volti e paesaggi che portano la sua firma). E aiutava i fratelli nel laboratorio come ritoccatrice e nella fase di stampa. Dagli anni ’60 i Di Leno hanno seguito i maggiori avvenimenti locali e oltre: dalla ripresa postbellica all’affermarsi di realtà economiche come la Snaidero; dalla tragedia del terremoto (Majano ha avuto 131 morti), alle varie fasi della ricostruzione. Anna, in particolare, ricorda alcuni memorabili servizi per la visita di Pertini nel 1983 e per i mondiali di calcio del 1990 a Udine.

Negli ultimi tempi Vincenzo (che per 30 anni ha diretto la rivista Majano nuova) e Anna sono stati conquistati dalle nuove tecnologie del digitale. E di recente sempre Vincenzo ha curato la parte fotografica di Da un campanile all’altro, bellissima pubblicazione della parrocchia dei santi Pietro e Paolo di Majano. Opera dell’architetto udinese Saccomano, il poderoso campanile, che completa la ricostruzione del paese, è stato inaugurato il 6 maggio 2012, mentre la nuova chiesa è del 1990.

Abbiamo parlato delle prime due generazioni dei Di Leno. E la terza? Purtroppo non c’è (il laboratorio è praticamente chiuso da qualche anno). Le tre sorelle e Vincenzo non hanno discendenti ma hanno comunque cinque nipoti, messi al mondo (tre) dalla sorella e (due) dal fratello che poi sono mancati.

Chiudiamo, infine, il discorso su Pietro Mascagni, un nome che, come abbiamo visto, seppure indirettamente trova un riferimento in Friuli, a Majano. Lo chiudiamo ricordando che ci sono altri due Mascagni musicisti, Mario e Luigi, cugini dell’autore di Cavalleria rusticana, presenti in Friuli nella prima metà del ’900. Del primo, Mario (San Miniato 1882-Bolzano 1948) sapevamo qualcosa: direttore d’orchestra, a Udine ha fondato nel 1910 l’Istituto musicale Tomadini, poi diventato Conservatorio, e lo ha diretto fino al 1927. Ha scritto composizioni per pianoforte e complessi bandistici anche su testi in friulano. Dell’esistenza dell’altro Mascagni, Luigi, ci ha informato l’editore e storico della musica friulano Bruno Rossi. Luigi è nato nel 1883 (ma s’ignora dove) e morto nel 1954 a Como. Anch’egli compositore, è stato un apprezzato direttore d’orchestra e di complessi bandistici a Udine e a Pordenone.

Ma queste sono altre storie...

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto