I decani dell’università di Udine devono andare in pensione

All’età di 72 anni lasciano l’incarico 22 docenti, ma non tutti saranno sostituiti. Nell’elenco anche Frau, Bresadola e di Prampero. Il rettore: s’impoverisce il sistema
UDINE.
I fondatori dell’università vanno in pensione. Dopo gli ex rettori Franco Frilli e Marzio Strassoldo, oggi, all’età di 72 anni, chiudono la carriera accademica altri 21 docenti e un ricercatore.


Tra questi ci sono alcuni professori che si sono battuti per l’istituzione dell’ateneo friulano. Uno per tutti è Giovanni Frau, presidente del Consorzio universitario. Ma i tagli ai finanziamenti e il blocco del turnover non consentono di coprire tutti i posti liberi nell’ateneo fondato 32 anni fa.


Oggi, tra feste organizzate all’hotel Astoria e brindisi più o meno improvvisati, 22 docenti si apprestano dunque a lasciare l’università. Se ne va Giovanni Frau che ha fatto della tutela della
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una ragione di vita. Se ne vanno l’inventore della bicicletta spaziale Pietro Enrico di Prampero, il “padre” dei trapianti di organi a Udine Fabrizio Bresadola, il luminare della Neurologia Paolo Bergonzi, il filologo Cesare Scalon, l’architetto Augusto Romano Burelli, e i già presidi delle facoltà di Medicina ed Economia, Franco Quadrifoglio e Gian Nereo Mazzocco. Tutti lasciano per raggiunti limiti di età, certi che saranno sostituiti solo in parte.


A seguito delle nuove normative, infatti, «le università possono riassumere solo 50% del turnover dell’anno precedente e di questa quota il 60% deve essere dedicata ai ricercatori». A sottolinearlo è il magnifico rettore, Cristiana Compagno, evidenziando il fatto che solamente 11 dei 22 pensionamenti potranno essere sostituiti e di questi 11 solo il 10% sarà riservato a professori ordinari. Una norma che se da un lato punta a ridurre la spesa pubblica, dall’altro impoverisce il sistema universitario italiano.


«Il fenomeno della quiescenza sta investendo in modo massiccio tutte le università. Udine essendo demograficamente tra le più giovani è tra quelle meno colpite» spiega il rettore nell’auspicare «che in questa fase venga garantito un adeguato turnover per non impoverire le università del loro capitale umano migliore». E se, continua Compagno, «accanto alla legge mettiamo i tagli che colpiscono tutte le università è chiaro che l’effetto congiunto va a impoverire l’intero sistema. Questo è il più grande pericolo che l’università italiana sta correndo in questo momento».


Impegnandosi «a fare, entro i vincoli normativi, tutto il possibile per far fronte, una volta assegnati i fondi per il 2011, al fabbisogno di risorse umane qualificate che avremo», il rettore si sofferma sulla battaglia che l’ateneo friulano sta portando avanti da un anno, ovvero «fare in modo che i contributi esterni stanziati dai privati per finanziare posti da ricercatori e professori vengano tolti dai contingenti della legge 1/2009». Non va dimenticato, infatti, che oggi, se un privato decide di finanziare un posto da ricercatore, l’ateneo friulano non può utilizzarlo se con quel posto supera il 50% del tunorver dell’anno precedente.


Da qui la sensibilizzazione in corso sul territorio per spiegare all’opinione pubblica quali sono gli effetti dei tagli ai finanziamenti che stanno mettendo in ginocchio tutte le università italiane. «Un momento di passaggio – conclude Compagno – che vede andare in quiescenza i pionieri della nostra università, un patrimonio umano e scientifico di grandissimo rilievo».


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