Hypo, avviata la vendita a pezzi

UDINE. La Commissione europea ha acceso i riflettori sul caso Hypo Italia. «Chiede la massima trasparenza delle operazioni di vendita, attraverso gara, e una certa discontinuità economica tra nuova e vecchia gestione», ha fatto sapere l’europarlamentare Isabella De Monte.
I compratori ci sono, e da tempo, ma il governo austriaco sembra determinato alla chiusura, prevista entro il 2018. A settembre inizia la seconda fase della procedura di licenziamento che lascerà a casa nel giro di due mesi e mezzo, 157 persone. Ecco perché da ieri un presidio permanente dei lavoratori è presente in piazza San Giacomo, a Udine.
Vorrebbero «solidarietà dalle persone» e, stando alla prima giornata, arriva. Molti i friulani che si sono fermati a parlare con i bancari e dimostrare la loro vicinanza. L’età media dei lavoratori non raggiunge i 40 anni, «tutti abbastanza giovani, famiglie appena formate con mutui da pagare», spiega Guido Fasano della Fabi, che accompagna i lavoratori durante il presidio insieme alla First Cisl e alla Fisac Cgil.
«Su Hypo Bank stiamo continuando a fare pressing sulla Commissione europea - ha aggiunto De Monte -: evitare lo smembramento e la vendita a blocchi della società non sarà facile, ma non è nemmeno impossibile. La nostra priorità deve essere una: tutelare i posti di lavoro e il sistema economico locale».
Il problema però è che lo smembramento è già cominciato. «La banca sta mettendo sul mercato il portafoglio mutui e quello leasing, veri e propri pezzi di lavoro», ha spiegato Fasano. In questa fase rischiano il posto 157 persone, di cui una cinquantina lavora in regione.
La procedura di licenziamento è già in una fase avanzata: la vertenza contrattuale è conclusa e adesso sta per partire quella nazionale, nonché definitiva. I primi di settembre i sindacati dovrebbero ricevere le lettere di notifica e dopo 75 giorni (in cui si contratta un accordo) i licenziamenti saranno effettivi.
Ecco perché i lavoratori chiedono all’opinione pubblica un aiuto, forse l’ultimo. «Purtroppo le istituzioni, un po’ perché è agosto un po’ per gli impegni, latitano - ha concluso Fasano -. Abbiamo paura che in questo mese non si porti a casa nulla e se così fosse, a settembre inizia una fase formale di licenziamento. Una fase senza ritorno».
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