“Ho perso un fratello” Quando un gatto apre il cuore di un uomo

Riservato, imprevedibile, e sotto sotto tenero. Proprio come un gatto. Mai te lo saresti aspettato, da Silvio Gaspardo, un volumetto che parla di felini. Nulla che si rifaccia a etologi o animalisti: è un libriccino d’amore. Verso i suoi gatti. Ed è qui che il titolare dello storico negozio d’abbigliamento in Contrada Maggiore coglie in contropiede. Cinquanta pagine dove la penna l’hanno presa in mano quei sentimenti che soltanto chi si affeziona a una bestiola può capire. Sentimenti che i proprietari d’animali il più delle volte nascondono con estremo pudore agli altri, ovvero a tutti coloro che di cani o gatti non ne hanno mai avuti. Quasi fosse una vergogna considerare una bestiola un componente della famiglia.
Ma, come un gatto, Silvio Gaspardo mostra una volta di più il suo essere poliedrico: non si tira indietro, apre anima e pensieri, li condivide. Dopo due diari di viaggio in veste di camminatore, dopo essersi scoperto narratore di fiabe per i suoi figli, oggi il commerciante pordenonese ha dato alle stampe “Ho perso un fratello” (Libreria Al Segno editore). «Ho perso un fratello: è così che avrebbe detto frate Francesco – racconta – e così dico anch’io del mio indimenticabile gatto Leo».
Ma Leo è soltanto l’ultimo micio entrato nella famiglia Gaspardo. Il gatto più importante accucciatosi nel cuore di quest’uomo, di cui tutto si può dire fuorché si faccia prendere da facili o estremistici entusiasmi. «In effetti, non ho mai espresso il desiderio di possedere un animale – riferisce –. Sì, mi piacciono, con i cani e i gatti dei miei amici ho giocato volentieri, ma non sono mai andato in cerca di loro. Sono sempre loro che mi hanno trovato. Così è stato per il primo, il secondo, il terzo e il quarto gatto, che in un modo o nell’altro sono finiti a casa mia».
S’inizia nel 1995 con Lulù, si prosegue con Fumo e Cettina, si finisce nel 2015 con Leo. Vent’anni accompagnati a singhiozzo da quattro gatti arrivati per caso, accolti per generosità e amati perché impossibile fare altrimenti. «Mai e poi mai avrei pensato di soffrire così tanto per la perdita di un gatto – ricorda –. Un supergatto. Ed è per questo che ho deciso di scrivere di Leo: glielo devo per tutto quello che ho ricevuto da lui, affinché continui a vivere nelle pagine di questo libretto e vi sia testimonianza di quanto l’ho amato».
Una testimonianza diretta, priva di sovraccarichi affettivi o improbabili umanizzazioni. Toccante. Chi ha avuto o ha una bestiola non si stupirà affatto di quanto andrà a leggere. In più passaggi si ritroverà con gli occhi lucidi. E chi non ha mai posseduto un animale d’affezione, attraverso le parole di Silvio Gaspardo, capirà la bellezza, l’intelligenza, la compagnia e la gioia tenera e divertita che possono dare tutti i Leo di questa terra. E forse capirà perché sminuirli, deriderli o discriminarli – e con loro i proprietari – sia da sciocchi: non sanno cosa si stanno negando. Grazie Leo – gatto unico fra miliardi di gatti unici – anche da quanti ti hanno conosciuto attraverso le parole di Silvio e in questo momento ti immaginano lassù, scorrazzare beato nel paradiso delle crocchette.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto