Ha pagato sette anni di tasse per un’area che non esiste

Ha atteso sette anni prima di avere una risposta. Nel frattempo ha pagato - nell’ordine - Ici, Imu e Tasi per il terreno edificabile di 10 mila metri quadrati. Ma una variante...

TOLMEZZO. Ha atteso sette anni prima di avere una risposta. Nel frattempo ha pagato - nell’ordine - Ici, Imu e Tasi per il terreno edificabile di 10 mila metri quadrati.

L’ha bonificato, ha aggiunto opere di urbanizzazione (fognatura, predisposizione per la linea telefonica, marciapiede). Perché l’intenzione di Valentino Del Fabbro, legale rappresentante della Gpe, era di fare nascere un’area artigianale in via Val di Gorto, a Tolmezzo.

E invece è intervenuta la variante 95 al Piano regolatore comunale. Variante contro cui la Gpe ha fatto ricorso. Ma il Tar ha dato ragione al Comune. E ora il Consiglio di Stato è a un passo. Perché il Comune ha variato la destinazione d’uso su quel terreno. Ma andiamo con ordine.

La Gpe dal 2008 acquista la serie di aree verdi di via Val di Gorto. Su quelle aree pende il regime urbanistico di zona “S” (servizi e attrezzature collettive), sebbene con vincoli decaduti.

Infatti, il vincolo a contenuto espropriativo che gravava sull’area decade nel 2004. Nel medesimo periodo la Gpe chiede al Comune di Tolmezzo di procedere a una qualificazione urbanistica che punta a fare sorgere insediamenti commerciali di interesse comunale e comprensoriale (H2). Ecco il progetto della Gpe. Ma sul piano commerciale si abbatte nel 2011 la variante 95 che modifica la qualificazione urbanistica dell’area. Diventa una zona D1, e cioè un’area industriale di interesse comprensoriale da destinare a verde con localizzazione vincolante. Contro questa decisione si scaglia la Gpe.

Ma il Tribunale amministrativo regionale dà ragione al Comune: «Le scelte effettuate dall’amministrazione per la destinazione delle singole aree al momento dell’adozione del Piano regolatore o di una variante sono apprezzamenti di merito sottratti al sindacato giurisdizionale – scrivono i magistrati Umberto Zuballi, Enzo Di Sciascio e Manuela Sinigoi –. Ciò implica che l’aspettativa del privato alla salvaguardia della precedente tipizzazione come zona edificabile è subordinata all’esercizio della potestà pianificatoria finalizzata alla corretta e razionale disciplina urbanistica del territorio comunale».

Michela Zanutto

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto