Gruppo Bernardi, contesa l’eredità Di Tommaso

di Cristian Rigo
Si gioca tra Londra e Udine il futuro assetto del Gruppo Bernardi. Dalla morte dell’imprenditore Riccardo Di Tommaso sono infatti passati quasi due anni, ma, almeno apparentemente, nulla è cambiato nella gestione dell’impero dell’abbigliamento. Che ha il cuore a Ronchis, sede della Bernardi group spa, nel cui consiglio di amministrazione siedono i figli di Di Tommaso, Diego e Silvia, ma la mente in Inghilterra. Insieme alla moglie Fiorella Conchione, nel 2000 Di Tommaso ha infatti deciso di affidare a un trust il controllo del gruppo. Il trust, termine che può essere tradotto come “affidamento”, è un istituto giuridico tipico del diritto anglosassone che consiste nel trasferimento di un patrimonio a un trustee (amministratore del trust) il quale riceve i beni per realizzare una determinata finalità. Uno strumento riconosciuto anche in Italia e al quale hanno fatto ricorso molti grandi gruppi compreso Bernardi.
Di Tommaso e la Conchione hanno quindi deciso di trasferire l’intestazione del gruppo di cui erano proprietari al 50% affidandone la regia a Londra. Ma insieme alle direttive relative alla gestione hanno fornito anche precise indicazioni sulla successione. Tra gli scopi del trust c’è infatti quello di tutelare gli interessi dei beneficiari e dei loro “eredi”. E adesso quindi toccherà al trustee interpretare le indicazioni date da Di Tommaso e decidere come e a chi saranno affidati i “benefici” di quel 50% del gruppo. Una “partita” che vale diverse decine di milioni di euro e vede coinvolti almeno 4 soggetti. Oltre alla Conchione che, come conferma l’avvocato Bruno Simeoni, «è tra i beneficiari», e ai due figli Diego e Silvia, rappresentanti dall’avvocato Luca Ponti che è anche il legale del gruppo, c’è infatti pure la figlia minorenne che Di Tommaso ha avuto da un’altra donna. La madre della bambina, dopo aver cambiato diversi avvocati, si è affidata a Giuseppe Campeis chiedendo al legale un’analisi approfondita della situazione. Gli avvocati, che fino a oggi erano uniti nella battaglia contro i creditori (principalmente banche) del patrimonio personale di Di Tommaso, potrebbero quindi presto trovarsi uno di fronte all’altro per dirimere una vicenda piuttosto complicata che, oltre agli interessi degli “eredi”, dovrà tenere conto anche dell’amministratore londinese e del giudice tutelare chiamato dalla legge italiana a “vigilare” affinché gli interessi dei minori non vengano scavalcati. Insieme alla gestione del gruppo Bernardi c’è infatti ancora da risolvere la questione legata all’eredità dei beni di Di Tommaso. Non essendoci testamento è il codice civile a stabilire le quote che saranno così divise: un terzo alla moglie e i restanti due terzi da dividere tra i tre figli in parti uguali. Tutti i beneficiari hanno accettato l’eredità con beneficio di inventario e quindi non risponderanno con il loro patrimonio nel caso in cui i debiti dovessero superare il valore dei beni. Al momento però è ancora in corso la valutazione dei debiti. Per la divisione dei beni quindi c’è da aspettare.
Ma la questione più complicata resta quella legata al gruppo: lì infatti le quote di successione fissate dal codice civile non valgono nulla. E nel frattempo Bernardi continua a crescere aprendo nuovi negozi in Iraq e Romania: i punti vendita adesso sono 176.
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