Grado, maxi-buco all’ospizio marino: «Tutti sapevano, ma tutti tacevano»

Parla Binotto, l’imprenditore veneto che ha segnalato il fatto e ha dato il via alle indagini della magistratura. L’ex assessore regionale alla Sanità Ezio Beltrame: «Non abbiamo mai dato alcuna autorizzazione alla clinica»
GRADO.
«La situazione della Fondazione ospizio marino era evidente. Tutti sapevano ma solo io ho avuto il coraggio di parlare. Ora spero che il lavoro della magistratura possa dare i suoi frutti e che i responsabili di tutto questo paghino». A parlare è Franco Binotto, imprenditore veneto che con le sue dichiarazioni ha fatto scoppiare il caso del crac della Fondazione Ospizio Marino di Grado, il cui “buco” ha raggiunto i 28 milioni di euro, innescando l’indagine su cui sta lavorando la magistratura goriziana.


Binotto nel gennaio del 2010 ha assunto la presidenza della Eurosanity, società nata tre anni prima per gestire la clinica Sant’Eufemia (partecipata per il 20% dalla stessa Fondazione Ospizio marino e per il restante 80 % dalla società “Clinica di Grado” srl). Binotto arriva e scopre che nelle casse societarie sono rimasti 800 euro e non ci sono neppure i soldi per pagare le bollette. «Nel gennaio 2005 – racconta Binotto – la Fondazione Ospizio Marino aveva stipulato un mutuo di 19 milioni di euro con Banca Opi spa e a fronte di questo ipotecato tre immobili, un milione per lo stabile goriziano di via Rismondo, 17 per la struttura gradese di via Buonarroti sede storica dell’Ospizio Marino dove è stata realizzata la clinica Sant’Eufemia, e 11 per la sede dell’Istituto Barellai, casa di cura specializzata nella riabilitazione. Successivamente risulterebbe un altro mutuo da 4 milioni». Insomma, in tutto 23 milioni di esposizioni alle banche.


Il bilancio di questi investimenti, visto oggi, è da brividi. La Fondazione ha raggiunto un buco totale di 28 milioni, sono partiti commissariamenti e procedura di liquidazione, l’Istituto Barellai è stato posto sotto sequestro il 17 luglio dopo che la magistratura è dovuta intervenire perché un guasto all’impianto di condizionamento aveva trasformato in forni le camere dove erano sistemati decine di disabili e anziani e ora i 61 dipendenti rischiano il posto di lavoro.


Quanto alla clinica Sant’Eufemia, della quale per un breve periodo è stato direttore l’ex sindaco di Grado e attuale consigliere regionale Pdl Roberto Marin, rappresenta in questo momento la parte più clamorosa e paradossale di questa vicenda: «E’ stata acquistata una montagna di apparecchiature e macchinari costosissimi per l’attività operatoria – spiega Binotto –. Peccato che da parte della Regione né l’autorizzazione né la convenzione per praticare attività chirurgica nella struttura siano mai arrivate. E così le sale operatorie e la strumentazione non sono mai entrati in funzione. E’ ancora tutto coperto dai teli. Così anche i computer. Per 5 anni sono stati spesi i soldi senza che ci fosse la possibilità di utilizzare la struttura per l’attività operatoria. E’ proseguita solo l’attività diagnostica. E pensare che nella clinica Sant’Eufemia ci sono 28 posti letto pronti e ad oggi mai utilizzati».


Possibile che la Fondazione Ospizio marino si sia imbarcata nell’affare della clinica Sant’Eufemia senza nessuna rassicurazione sull’arrivo dei nulla osta? »Forse qualcuno l’aveva promesso – sottolinea Binotto –. Fatto sta che le autorizzazioni non sono mai arrivate e l’attività chirurgica non è mai iniziata». Addirittura le due sale chirurgiche hanno tavoli operatori, lampade, macchinari, materiale costato centinaia di migliaia di euro, ma il pavimento è ancora in cemento. Tra l’altro ormai le apparecchiature sono diventate obsolete e difficilmente rivendibili.

All’epoca l’assessore regionale alla sanità era Ezio Beltrame che specifica «non c’era nessuna delibera regionale di accreditamento per le sale operatorie, quindi la struttura non poteva essere accreditata».


Ricevette anche la delegazione del cda dell’Ospizio marino «ma ammetto che quel progetto – puntualizza Beltrame – mi lasciava già allora un po’ scettico e lo avevo fatto presente più volte». A questo punto Binotto non ne vuol più sapere di pagare alla Fondazione i 30 mila euro al mese per l’affitto della struttura anche perché «le spese di gestione sono insostenibili, del resto gli impianti sono centralizzati e solo per l’elettricità vanno via migliaia di euro»: il risultato è che, posta in liquidazione, la clinica Sant’Eufemia è destinata ad essere “sfrattata” a partire da novembre per morosità.


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