Gradisca, l’ex caserma Gdf simbolo di spreco e degrado

L’amministrazione comunale acquisì l’immobile nel 2001 dal demanio militare Il tetto è crollato. Non si riesce a cederla, a sistemarla e nemmeno a demolirla
Di Luigi Murciano
Bumbaca Gorizia 27_01_2016 Gradisca caserma ex Guardia di Finanza © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 27_01_2016 Gradisca caserma ex Guardia di Finanza © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GRADISCA. C’è un edificio che meglio di altri, a Gradisca e nell’Isontino, bene incarna l’impotenza delle pubbliche amministrazioni nel prevenire situazioni di degrado. È l’ex caserma della Guardia di finanza di largo XI Bersaglieri. Un’autentica “cattedrale nel deserto” protagonista di una storia infinita e da tempo al centro del dibattito politico.

L’ex caserma delle Fiamme gialle fu acquisita a titolo gratuito dal demanio militare nel 2001 dall’amministrazione comunale allora guidata dal sindaco Gianni Fabris. Pareva l’inizio di un percorso virtuoso e invece si è rivelato un piccolo incubo. Perché, per una crudele beffa del destino, il tetto dell’edificio iniziò a cedere appena pochi giorni dopo il passaggio al Comune di Gradisca. Che si è quindi ritrovato una bruttissima gatta da pelare.

La vista è sotto gli occhi di tutti: a tre lustri di distanza, l’ex caserma Gdf, in una posizione strategica e centralissima, è ancora un pugno nell’occhio nella gradevole cornice circostante, quella del parco del Castello. I cedimenti sono proseguiti inesorabili – fortunatamente senza danni a persone o altre cose – senza che nessuno vi abbia mai messo mano, se non qualche pietosa transenna a sconsigliare il passaggio ai più spregiudicati. Uno spettacolo desolante fra degrado, inciviltà e incuria, che ovviamente ha attratto nel tempo anche i soliti vandali e graffittari.

L’ipotesi di un’alienazione della caserma, pur di recuperare l’edificio (magari con vincolo commerciale) e fare cassa, era stata bocciata durante il primo mandato del sindaco Tommasini: a differenza di ciò che avvenne – per esempio – del Mercato coperto. Ma il dibattito politico negli anni ha visto ingrossarsi e non poco anche il partito dei favorevoli alla sua demolizione: non foss’altro che per ragioni paesaggistiche, visto che l’immobile occupa uno spazio molto suggestivo che si affaccia sulle mura venete della città. Un suo abbattimento spalancherebbe la vista sul vicino Isonzo e sul Carso: uno spettacolo impareggiabile sì, al prezzo però di uno spazio in meno da valorizzare. Al Comune costerebbe di più la demolizione o la ristrutturazione? Intanto, le coperture continuano a cedere e la situazione è sempre più dannosa per la città, se non altro a livello di immagine.

C’è anche chi ha proposto per l’ex caserma Gdf una destinazione a spazio espositivo-museale e chi insiste affinché abbia funzioni di pubblico interesse, come ospitare servizi e sedi per le associazioni. E c’è infine un’ultima carta da giocare per il Comune per reinserire nel tessuto urbano l’ex caserma senza svenarsi.

Ovvero il Pisus “Pedalando”, che coinvolgeva Gradisca (Comune capofila), Cormòns e Sagrado nel sogno di realizzare un percorso ciclabile che dal Collio all’Isonzo potesse unire Cormòns, Farra e Gradisca.

Nel progetto c’era anche il possibile recupero di alcune cattedrali nel deserto tutte gradiscane, come l’ex Macello e l’ex caserma della Guardia di finanza. Ma la “beffa” del mancato finanziamento del 2013, nonostante il Pisus isontino rientrasse in gaduatoria fra i progetti meritevoli di attenzione, ha per ora congelato tutto.

E l’edificio che malinconicamente sta implodendo su sé stesso non pare curarsene: in fondo, aspetta già da 15 anni di conoscere il proprio destino.

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