Gli edifici sono sicuri? Partono le analisi

Un protocollo che delinei la migliore metodologia per la verifica degli edifici in zona sismica con l’obiettivo di garantire massima sicurezza, efficienza e puntualità degli eventuali interventi e razionalizzazione dei costi.
È quanto emergerà dall’accordo firmato tra La Quiete e l’Università di Udine per il progetto di ricerca-studio denominato «Una metodologia sperimentale-analitica per la calibrazione di modelli di calcolo di edifici in cemento armato esistenti in zona sismica».
«La conoscenza approfondita delle caratteristiche di un edificio è fondamentale per tarare gli interventi necessari alla sua messa in sicurezza – spiega l’ingegnere Marta Fedele Dell’Oste, consigliere d’amministrazione de La Quiete –. La convenzione con l’Università ci permette di elaborare una metodologia di analisi completa e innovativa che, partendo dal padiglione Hoffmann, potremo applicare a tutti gli edifici del patrimonio della Asp. In tal modo interverremo solo dove necessario con la garanzia della massima sicurezza e, allo stesso tempo, contenendo i costi».
Il protocollo dell’Università unirà due metodologie: una modalità “locale” con specifiche prove di resistenza sui materiali e di caratterizzazione dei dettagli costruttivi (carotaggi, prove su solai, etc.) e prove di carattere globale di tipo dinamico che consentono di determinare in maniera affidabile alcuni parametri dinamici caratteristici di una costruzione, come le frequenze naturali e i modi principali di vibrazione.
«Questi parametri dinamici – spiega il professor Antonino Morassi del dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura che seguirà il progetto di ricerca – costituiscono una sorta di signature caratteristica di ogni struttura su cui basare il modello di calcolo capace di riprodurre accuratamente il comportamento reale dell’edificio sotto l’effetto delle azioni sismiche».
«Disporre di una conoscenza adeguata dell’esistente – continua Morassi – significa poter sfruttare tutte le risorse di resistenza disponibili della costruzione e, quindi, ottimizzare gli interventi di miglioramento o adeguamento sismico. Applicando tale impostazione, il livello di sicurezza strutturale diffuso sul territorio aumenterebbe e, contemporaneamente, l’impatto economico sulla collettività sarebbe contenuto».
Il caso di studio riguarderà l’edificio Hofmann, complesso di dimensioni significative che ha già subito processi di adeguamento strutturale in passato: esso diventerà una sorta di «laboratorio naturale sul territorio» nel quale fare ricerca sul tema cruciale del recupero e dell’adeguamento sismico dell’esistente.
«Questa sinergia tra l’Università, che mette a disposizione le sue conoscenze e competenze scientifiche riconosciute a livello internazionale, e La Quiete, che dimostra grande attenzione e lungimiranza nella gestione del proprio patrimonio immobiliare, è forse una delle migliori risposte che si possono dare in occasione del quarantennale del tragico terremoto che devastò il Friuli nel 1976», conclude Morassi.
Una metodologia di analisi che può diventare patrimonio scientifico importante ed essere applicata ad altre case di riposo, ospedali, cliniche o a quegli edifici pubblici o privati di grandi dimensioni.
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