GLI EBREI SCAPPATI NELLA VILLA DI CHIAVRIS

di PAOLO MEDEOSSI Il prestito di denaro rappresentò per secoli una delle principali attività economiche degli ebrei in Europa a causa del divieto canonico che impediva ai cristiani di svolgere tale...

di PAOLO MEDEOSSI

Il prestito di denaro rappresentò per secoli una delle principali attività economiche degli ebrei in Europa a causa del divieto canonico che impediva ai cristiani di svolgere tale attività. Per questo motivo si diffusero gli insediamenti dei banchieri ebrei. Il più antico documento che attesti la loro esistenza a Udine risale al 1299 e successivamente, anche sotto il dominio di Venezia, la loro presenza aumentò pur fra varie vicissitudini, ma senza particolari limitazioni. Questa maggiore libertà che la città concedeva alla comunità ebraica indusse il papa Nicolò V a scomunicare nel 1449 Udine e per scongiurare tale fatto il consiglio comunale presentò una supplica al pontefice promettendo di annullare tutti i patti stipulati con gli ebrei. In tale quadro storico si inserì la vicenda dei banchieri toscani (fra i quali c’erano gli antenati dei Manin) giunti già nel Duecento e che poterono così rafforzare la loro presenza costituendo il ceto emergente dal punto di vista socio-economico.

Queste notizie sono tratte dal libro di Pietro Ioly Zorattini Gli ebrei a Udine fra Otto e Novecento, edito nel 2002 dall'Istituto friulano per la storia del movimento di Liberazione. Le proponiamo in quanto oggi si celebra la Giornata della cultura ebraica con iniziative previste anche nella nostra città. Dunque è interessante rileggere certe pagine d'una storia che ha lasciato tracce qui e là. Per esempio, nel 1543 le autorità decisero di confinare gli ebrei in calle del Sale, anche se a differenza di quanto accadde altrove non ci fu mai un vero e proprio ghetto. L'allontanamento definitivo degli ebrei da Udine avvenne però nel 1556 a seguito di un'epidemia di peste, provocata involontariamente importando merci infette da Capodistria. E la prima vittima fu proprio un'ebrea, che abitava in borgo del Fieno, l’attuale via Cavour. La peste causò 827 vittime (in una città che non arrivava a 10 mila) fomentando l'odio antisemita, ma poco lontano dalle mura cittadine, nella villa di Chiavris, riuscì a sopravvivere un gruppetto che si era stabilito lì già nel Quattrocento e che continuò a prosperare per secoli grazie alla protezione dei giurisdicenti locali, i Savorgnan. Dal toponimo latino del luogo trasse il cognome la famiglia più illustre, ovvero i Capriles o Caprileis, i quali si dedicavano ai commerci e gestivano una locanda.

Il ritorno a Udine degli ebrei avvenne solamente al tempo della seconda occupazione napoleonica, dal 1805 al 1813, quando fu loro consentito di praticare culto e tradizioni religiose. L'atto ufficiale del loro ingresso nella vita pubblica fu la cooptazione nella massoneria di Samuele Caprileis, che aderì alla Loggia Napoleonica, la più antica della città. Quando il Friuli passò sotto gli austriaci, per la comunità semita scattarono altre restrizioni, ma senza tornare alla situazione vessatoria dell'età del ghetto. Notevole fu anche l'apporto dato dalle famiglie ebraiche al Risorgimento, come nel caso dello studente diciottenne Riccardo Luzzatto, che partecipò alla spedizione dei Mille. L'insediamento ebraico raggiunse il punto massimo a Udine con 112 unità nel 1841, restando poi altalenante. Nel 1931, prima della fusione con la comunità israelitica di Gorizia, il numero era di 88.

E la sinagoga dov’era? Questo resta un po’ un mistero. In effetti conobbe varie ubicazioni, una delle quali era la torre di San Bartolomeo in via Manin. Invece non ci fu mai un rabbino udinese. A svolgere la funzione di chazzan (cantore) era un personaggio della comunità, come Felice Cagli, conciapelli di borgo Cussignacco. Il cimitero ebraico (che anticamente era in via Agricola) venne ricavato in un’area all’interno di quello di San Vito. Il consiglio comunale diede il suo sofferto sì nel 1909. Ancor oggi ospita una sessantina di lapidi funebri, generalmente in cattivo stato, come quella dei Morpurgo, grandi benefattori avendo donato alla città il bellissimo palazzo che è ora il cuore della cultura udinese.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto