Gli alpini rinunciano alla tradizionale renga per non creare concorrenza ai ristoratori

Le penne nere della Comina consumeranno il piatto tipico nei locali gestiti dai loro soci: «È un gesto di solidarietà» 

PORDENONE. Niente “renga” per asporto. «Rinunciamo per lasciare spazio ai ristoratori, alcuni peraltro nostri soci, già colpiti da mesi di crisi e di aperture a singhiozzo». Di più: «Saremo noi quest’anno ad andare nei luoghi dove viene preparata per dare una mano a loro e ai consumi».

Nella tradizione friulana e veneta il giorno dopo l’ultimo di carnevale – quest’anno il mercoledì delle ceneri sarà il 17 febbraio – è quello dedicato alla renga, aringa, pesce che solitamente si accompagna alla polenta. Un pesce povero, pescato nelle acque dei mari del Nord. È particolarmente ricercata la femmina: il maschio (lo scopeton) è, infatti, meno pregiato. Si tratta di un piatto fondamentale della civiltà contadina. Alimento povero, ma nutriente, facile da conservare: sotto sale o essiccato.


Nella tradizione pordenonese «andar a magnàr la renga in Comina», cioè nelle campagne della Comina (a nord della città), era sinonimo di segnali di risveglio della natura, ovvero di primavera alle porte. Tra i ritrovi più affollati, quelli organizzati dai vari gruppi alpini della sezione di Pordenone, dalla città ad Aviano alla Bassa e comunque in tutta la provincia. Dalla tarda mattinata a sera si rinnova la tradizione con varie proposte: dalla “semplice” alla sciocca, un piatto povero anche nel rispetto imposto dal primo giorno di quaresima dopo i giorni delle feste e delle abbuffate di carnevale.

Alla fine, ciò che conta, però, è trovarsi insieme. Gli alpini sono stati e sono tra i protagonisti della giornata, anche se diverse associazioni sportive e pro loco da tempo hanno ripreso la tradizione.

Quest’anno la festa della renga segna il primo anniversario di una rivoluzione epocale che non sarà presto dimenticata e non è ancora alle spalle. Per molti, infatti, questa data nel 2020 segnò la sospensione delle attività a causa dell’avanzare della pandemia. Alcuni gruppi alpini e sodalizi riuscirono a proporla a filo, altri dovettero alzare bandiera bianca a causa delle improvvise restrizioni.

Tra una dozzina di giorni alcuni conserveranno l’unica possibile soluzione: la renga per asporto. Per il gruppo alpini de La Comina, invece, il problema non si presenterà. «Abbiamo deciso di non promuovere quella che era una tradizione e una festa: prepareremo la renga esclusivamente per i soci. Non ci sarà, come in passato, la possibilità di consumazione all’interno né l’asporto per gli esterni», conferma il neocapogruppo Gianni Finati.

«I ristoratori sono in grande difficoltà a causa della pandemia – è il ragionamento delle penne nere della Comina – alcuni di loro sono addirittura nostri soci con attività di ristorazione o bar nelle vicinanze. Per rispetto loro, in questo momento difficile, non faremo “concorrenza”, anzi: andremo a mangiarla da loro, conservando così la tradizione. Certamente era l’occasione per riunirci e tirare su qualche soldino per le attività sociali: vorrà dire che faremo qualcosa più avanti». —


 

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