Glen Matlock e la vera eredità del punk

PORDENONE. Lo storico ex bassista dei Sex Pistols che sarà ospite sabato 28 a Pordenone in occasione della 26 esima edizione della famosa mostra mercato del disco. Lo abbiamo incontrato per fargli alcune domande (oltre che nel prossimo inserto Scuola, l'intervista completa sarà pubblicata domenica sul web magazine Sconfinare, curato dagli studenti di relazioni internazionali dell'Università di Trieste).
Partiamo dalla mostra in cui sarai ospite. Gli oggetti allestiti racconteranno l’influenza lasciata dal movimento sulla nostra società, in particolare sulle arti visive e la moda. L’urlo di ribellione che si esprimeva tramite look eccentrici e gesti provocatori sono divenuti col tempo uno stereotipo, passando da emblema di diversità ad una vera e propria moda. Secondo te questo ha un po’ privato il punk del suo significato originale?
Credo che tutto dipenda dalla percezione della gente. La maggior parte delle persone ci vedeva e ovviamente metteva in primo piano come apparivamo, tralasciando l’aspetto musicale e il messaggio che volevamo trasmettere. Noi volevamo solo essere diversi, sfuggire dalle categorie dominanti, attirare l’attenzione del pubblico. Che poi la giacca di pelle, il tipico chiodo, le borchie e i capelli colorati siano diventati una moda è segno del fatto che probabilmente ci siamo riusciti. Ma l’essere punk non sta nell’aspetto fisico, sta nella capacità di distinguersi dalla massa, avere un’idea forte e provare a trasmetterla. Sta poi alle persone percepire questo concetto, senza cadere troppo nell’imitazione guardando oltre ciò che vedono.
Durante la tua carriera, non sei mai stato unilaterale. Hai avuto collaborazioni con tanti artisti, spesso diversi tra loro, spaziando da un genere all’altro. Dal punto di vista musicale hai avuto dei riferimenti costanti?
A dire la verità no. Durante la mia carriera ho sempre cercato di essere onesto ed esprimere quello che volevo dire, e questo non per forza doveva essere sempre uguale al passato. In diversi momenti della mia vita ho collaborato con artisti diversi perché ritenevo che ognuno di loro potesse aiutarmi ad esprimere al meglio ciò che volevo dire in quel determinato momento della mia vita. Ci sono artisti che stimo moltissimo, come i The Faces, ma ho sempre cercato di mantenermi indipendente.
E con Sid Vicious che rapporti hai avuto?
Diciamo che non c’è stato proprio un rapporto . Non posso dire di averlo conosciuto molto, con lui avevo collaborato in un singolo concerto che avevamo organizzato perché molti credevano che non ci sopportavamo e non era per nulla vero. Il concerto fu davvero spettacolare
Alla fine degli anni 70’ anche Pordenone venne raggiunta dall’influenza del Punk con la nascita del “The Great Complotto”, un movimento giovanile che ebbe una grande influenza sulla scena musicale italiana di quei tempi. Ne eri a conoscenza?
No, non ero a conoscenza in quegli anni. Poi sono venuto a conoscenza dell’esistenza della scena italiana, soprattutto quella di Bologna, ma non conosco molto della scena italiana perché non so la lingua. Ma è davvero interessante vedere quanti altri gruppi di persone nel mondo condividevano gli stessi obbiettivi e fossero così simili, senza neppure conoscersi. Credo sia uno degli aspetti più belli di questo movimento, le sue idee si sono diffuse in modo davvero esteso… non credi?
Ti riferisci anche alla scena del punk Newyorkese?
Esattamente. Non c’era rivalità come sostengono molti. Quando avevamo iniziato a suonare sapevamo dei gruppi americani, ma non avevamo i loro dischi. Eravamo semplicemente accomunati dalle stesse idee e dalla stessa voglia di rompere col passato.
In un’intervista, alla domanda relativa un’ipotetica reunion con i Sex Pistols, hai risposto che è improbabile; che i vostri anni ormai si sono esauriti e che occorre dare spazio alle nuove generazioni. C’è ancora futuro per il Punk quindi?
Sì, forse il punk non potrà più essere più lo stesso nel suono, ma l’essere Punk risiede soprattutto nello spirito, nell’ avere qualcosa da dire uscendo dalle regole. Credo che oggi la scena della musica rap e hip hop si avvicini molto a questo punto di vista. Per esempio, il rapper Eminem lo considero un valido prosecutore di questo modo d’essere. Sebbene il sound e i mezzi siano diversi, la voglia e il coraggio di urlare in faccia alla gente qualcosa è la stessa che avevamo noi. Quello resta il messaggio più importante.
Glen Matlock sarà ospite sabato 28 alla mostra sul Punk “Da Londra a New York”- aperta al pubblico sabato e domenica 28 e 29 Gennaio a Pordenone Fiera dalle 10 alle 19- organizzata da Attilio Perissinotto e curata da Luca Sartor e Stefano SabbatiniTra fanzines, video, articoli giornalistici e oggetti rari da collezione sono state stampate per l’occasione delle spille e borse celebrative che i visitatori porranno trovare all’interno della mostra. L’esposizione si integra alla 26 esima mostra-mercato del disco di Pordenone che accoglie ogni anno espositori e appassionati da tutta Europa divenendo la più grande del suo genere in Italia.
Glen Matlock suonerà inoltre venerdì 27 alla festa inaugurale che si terrà presso l’Astro Club di Fontanafredda, seguito poi dal dj set composto da Luca Sartor, Steve Punk e Daniele Pensavalle.
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