Giuseppe Perrucchetti, l’artefice del Corpo speciale di montagna

Una formidabile intuizione, ma non fu semplice vincere le resistenze e tradurla in realtà Sviluppò il modello prussiano. Originario di Cassano d’Adda, lo ricorda un monumento
Di Sergio Gervasutti

di SERGIO GERVASUTTI

Lo vedi? E’ come stesse ritto su uno spuntone di roccia e ti scrutasse da testa a piedi con gli occhi luccicanti sopra i baffoni neri. E non chiamarlo signor generale, perché il grado di cui è più fiero non compare nell’universo delle stellette, ma è il più gratificante: papà degli alpini.

In questa breve galleria di personaggi di ogni epoca che hanno onorato le penne nere occupa il primo posto il principale artefice dell’istituzione del Corpo speciale per la guerra in montagna: Giuseppe Domenico Perrucchetti. La sua è stata una formidabile intuizione, ma come spesso accade per i guizzi intelligenti, non è stato semplice tradurla in realtà ed evitare qualche braccio di ferro per le riserve sulla figura di chi allora era soltanto un giovane capitano.

La conclusione temporanea del Risorgimento agli inizi del 1870 aveva evidenziato la necessità di ristrutturare le forze impostate sul modello prussiano; i vertici militari e il ministro della Guerra Cesare Ricotti Magnani - in carica dal 1870 al 1876 nei Governi di Giovanni Lanza e di Marco Minghetti - si confrontavano assiduamente per dare soluzione al problema fondamentale: chi doveva difendere da eventuali attacchi i valichi alpini e come si dovrebbe procedere al reclutamento. In una delle tante riunioni, Perrucchetti presentò un originale studio che già nel titolo prefigurava una soluzione: “Difesa di alcuni valichi alpini e proposta di un ordinamento della zona alpina”. La tesi sosteneva l’utilità della presenza in montagna di reparti con uomini nati e cresciuti nei territori a loro ben noti, abituati alle intemperie del clima, legati alla famiglia e alla loro casa; queste caratteristiche sarebbero state determinanti nella condotta dei soldati in battaglia.

Perrucchetti era nato a Cassano d’Adda il13 luglio 1819, terzogenito di una famiglia che aveva dato tutti i suoi figli alle lotte per l’indipendenza; all’inizio del Risorgimento era studente in ingegneria all’università di Pavia, ma ha preferito lasciare i libri per dedicarsi alle armi; abbandonata la Lombardia occupata dall’Austria ha raggiunto il libero Piemonte per iscriversi nell’aprile 1860 all’accademia militare di Ivrea. E’ qui che ha sviluppato la sua passione per l’organizzazione e l’utilizzo delle forze armate. La storia degli alpini è cominciata così. Peccato che per scriverla ci sia voluto tanto sangue.

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