Giuliane di Ruda, a marzo 11 in mobilità

RUDA. C’è preoccupazione tra i dipendenti della Giuliane dmp di Mortesins di Ruda, in via della Fornace. I lavoratori temono che lo stabilimento possa chiudere i battenti. Il prossimo mese di marzo, 11 dipendenti, sui 44 totali, saranno messi in mobilità e intanto l’azienda, che produce solai per l’edilizia civile e industriale e manufatti in cemento, vista la difficile situazione del settore, sta già pensando ad altri 10 esuberi.
I sindacati hanno organizzato un incontro per gennaio. «Da quattro anni – spiega Diego Portelli, che fa parte delle Rsu dell’azienda – la Giuliane dmp ha attivato gli ammortizzatori sociali. Dopo un anno di cassa integrazione, è partito il contratto di solidarietà, prima per un anno e poi per due. Tramite un accordo, siamo riusciti ad ottenere il terzo anno di solidarietà: l’azienda ha accettato, ma ha chiesto di ridurre il personale. Il prossimo mese di marzo, infatti, 11 persone saranno messe in mobilità. Purtroppo, le cose non vanno bene e si sta cercando di licenziare ancora». Portelli aggiunge: «Abbiamo chiesto il quarto anno di mobilità e ci è stato detto che sono disposti a concederlo solo se ci saranno altri 10 esuberi. Dicono che non vogliono chiudere, ma continuano a mandare a casa la gente. Abbiamo paura che la produzione si sposti sempre più negli altri due stabilimenti del gruppo: a Vicenza e a Casale sul Sile, in provincia di Treviso. Degli 11 lavoratori che andranno in mobilità a marzo, solo una persona raggiungerà la pensione. Se continuano a ridurre il personale, prima o poi saranno costretti a chiudere. Ci dicono di non essere pessimisti e che stanno cercando strategie per un rilancio sul mercato ma, da parte nostra, la fiducia inizia a venir meno. Quest’anno, abbiamo aspettato per 9 mesi i soldi dei contratti di solidarietà da parte dell’Inps. L’azienda non ha anticipato nulla». E Portelli chiarisce: «Capiamo che il momento è difficile, siamo disposti ad accettare il quarto anno di mobilità, ma basta esuberi. Altre dieci persone sono troppe. Resterebbero solo 23 dipendenti, di cui 9 in ufficio. Non si può mandare avanti quattro impianti in questo modo».
L’amministratore delegato, Gianfranco Dalla Mora, risponde: «L’azienda sta risentendo, come tutti, della situazione del mercato edile. Il calo, per quanto riguarda i volumi, ha imposto l’utilizzo di tutti gli ammortizzatori sociali possibili. La messa in mobilità delle 11 persone che usciranno il 7 marzo non è una novità, è un percorso iniziato, nel 2012, con l’accettazione da parte dei lavoratori, l’avallo dei sindacati e l’assistenza di Confindustria. Il 2014 non sarà un anno di ripresa e gli ammortizzatori adottati per il 2013 sono risultati insufficienti. Il percorso proposto dall’azienda è mirato a tutelare le persone necessarie per mandare avanti la nostra realtà. La riduzione del personale è stata effettuata anche a Casale sul Sile, non c’è alcuna disparità. Non abbiamo intenzione di chiudere, per quanto possibile, nessuno stabilimento. E’ certo che i costi devono essere ridimensionati in rapporto ai volumi di fatturato. Ad oggi, non ci sono tensioni finanziarie e non siamo in ritardo con i pagamenti».
Elisa Michellut
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto