Giro di patenti false libera l’ex titolare dell’autoscuola

Maria Rosa Minisini, la 78enne ex titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche “Mattiussi” di viale Duodo, arrestata nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria per un presunto giro di “patenti di...
Udine 24 maggio conf st polstrada Agenzia Petrussi foto Turco Massimo
Udine 24 maggio conf st polstrada Agenzia Petrussi foto Turco Massimo

Maria Rosa Minisini, la 78enne ex titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche “Mattiussi” di viale Duodo, arrestata nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria per un presunto giro di “patenti di guida fasulle”, è tornata in libertà. Si trovava agli arresti domiciliari dal 23 maggio scorso con l’accusa di associazione a delinquere e falso in certificazione. La decisione porta la firma del tribunale del riesame di Trieste (presidente Enzo Truncellito, a latere Massimo Tomassini, relatore, e Camillo Poillucci), che mercoledì ha annullato la misura cautelare disposta dal gip del tribunale di Udine, Emanuele Lazzàro, sulla scorta dell’attività investigativa coordinata dal pm Elisa Calligaris.

Condotte dalla polizia stradale di Udine, le indagini avevano puntato i fari su un gruppo di marocchini residenti a Padova e ritenuti a capo di un’organizzazione che, dal 2015, avrebbe messo in piedi una sorta di “fabbrica” per la conversione facile di documenti di loro connazionali in permessi di guida italiani. Con la compiacenza, appunto, dell’agente friulana. Insieme a lei, erano così finiti nei guai i fratelli Abdelfettah, Adel e Samir El Ibrahymy, e Tarik Samlak, tutti raggiunti da provvedimento di custodia cautelare in carcere. L’ipotesi era che Maria Rosa Minisini, in pensione, ma ancora operante a pieno titolo nell’autoscuola, in diverse occasioni avesse fornito l’aiuto necessario a completare le operazioni. Nel corso delle indagini - che hanno coinvolto anche le province di Ancona, Ferrara e Teramo - sono state sequestrate 112 patenti di guida del Marocco, di cui quasi un’ottantina alla Motorizzazione di Udine e 37 risultate completamente false.

«Ho agito in buona fede, non avevo alcun motivo di dubitare della genuinità dei documenti che mi venivano consegnati», aveva affermato l’indagata nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Argomentazione ribadita davanti al riesame dal difensore, avvocato Maurizio Conti, sostenendo in particolare la mancanza del requisito dei «gravi indizi di colpevolezza» contestato dal pm. «Nella pur robusta indagine condotta – ha osservato il legale –, non è emerso alcun elemento che lasciasse presumere la consapevolezza che i documenti che portava in motorizzazione potessero avere anomalie». In pratica, la Minisini si limitava a ritirare la documentazione che le veniva affidata dai clienti - a cominciare dalle patenti straniere, scritte in arabo e corredate da traduzione in italiano - e a portarla in Motorizzazione. «Non tutto passava – ha aggiunto l’avvocato Conti –: un certo numero di pratiche è stato respinto, a riprova che i controlli venivano effettuati e che c’era assoluta fiducia». (l.d.f)

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