Giovane non vaccinato escluso dalla possibilità di fare attività sportiva
Per scelta dei genitori non ha fatto neppure l’antitetanica. La dirigente dell’Aas4: applichiamo le norme di legge

Vaccini a scuola, dubbi (e risposte) per i genitori
UDINE. Un pallanuotista che milita in una società sportiva di Cividale è stato escluso dall’attività agonistica perché non risultava sottoposto ad alcun tipo di vaccinazione compreso l’antitetanica per scelta dei genitori. La decisione presa dal medico di medicina sportiva si rifà alla legge nazionale 292 del 1963 che impone la specifica profilassi per “i lavoratori a rischio e gli iscritti al Coni”. Ora la famiglia del ragazzo avrà trenta giorni di tempo per fare ricorso dinanzi alla Commissione regionale costituita alla direzione centrale salute e protezione sociale di Trieste.
Il caso è stato recentemente affrontato dal centro per la lotta contro le malattie cardiovascolari dell’Azienda per i servizi sanitari 4. Il giovane si è presentato per ottenere il certificato di idoneità all’attività sportiva agonistica. A un esame approfondito del libretto vaccinale è risultato che il ragazzo era totalmente scoperto da ogni immunizzazione per scelta dei genitori.
Ma a far pendere l’ago della bilancia verso la “non idoneità” è stata la mancata presenza dell’antitetanica. «Ci sono due buoni motivi che hanno spinto a questa scelta – spiega il dirigente medico della medicina dello sport dell’Azienda 4, Alessandro Colò -. Il primo è di ordine deontologico. Si dà l’idoneità per evitare tutti i rischi al ragazzo. Il discorso vale anche quando si presenta uno sportivo con malattie al cuore in cui ogni sforzo può comportare dei pericoli alla sua salute. Il secondo fa riferimento a una legge nazionale del 1963 in cui si dice che “i lavoratori a rischio e gli iscritti al Coni” devono essere protetti contro il tetano».

Il caso del pallanuotista non è isolato. Come spiega Colò «ce ne sono due o tre di media all’anno ogni 1.500 ragazzi. A questi non viene data l’idoneità. La percentuale negli anni si è dimezzata. Qui non si tratta di dimenticanza, ma di convinzione da parte dei familiari. Dispiace perché di mezzo vanno dei bambini e ragazzini che vorrebbero svolgere un’attività sportiva, ma la legge non lascia dubbi a tal proposito. Noi siamo dei pubblici ufficiali e dobbiamo osservare delle regole. Siamo obbligati a fare dei referti che vanno poi spediti alle associazioni sportive e alla direzione centrale della Salute di Trieste. Finora i ricorsi presentati - fa sapere Colò – sono stati tutti rigettati».
L’episodio, sul quale si è creata anche un’animata discussione sui social network, rimanda inevitabilmente la memoria al caso della bimba di sette anni ricoverata in gravi condizioni a Torino per il tetano. Si tratta di una malattia infettiva non contagiosa «l’unica – spiega Colò – che non è possibile bloccare nemmeno con l’immunità di gregge», innescata dalla contaminazione di tagli o ferite da parte delle spore.
Tutti i neonati vengono invitati alla vaccinazione secondo un calendario predeterminato (prima dose al terzo mese di vita, seconda al quinto mese e terzo al primo anno di età).
Una dose di richiamo viene effettuata a distanza di 4-5 anni dall’ultima dose prima dell’inizio del ciclo scolastico primario. Di norma si effettuano in seguito i richiami, facoltativi, ogni 10 anni.
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