Giovane casarsese bloccato in Sudafrica: «Ritorno in Friuli con l’aereo speciale»

CASARSA. «Sono stati mesi fantastici, sono stato contentissimo. Peccato che tutto si concluda con un po’ di amaro in bocca». Il ventunenne Nicola Morittu, di Casarsa, studente al terzo anno del corso di laurea in viticoltura ed enologia all’università di Udine, domani rientrerà da Città del Capo, dove si trova da due mesi per uno stage in un’azienda agricola di due pordenonesi, Michela e Attilio Dal Piaz. Ritornerà a casa su un volo predisposto dall’ambasciata italiana del Sudafrica per rimpatriare i circa 300 italiani che si trovano in quel Paese.
Nicola ha svolto lo stage alla Ayama Slent Farms, che si trova a 15 chilometri da Paarl, cittadina a un’ora di strada da Città del Capo. Avrebbe dovuto rientrare in Italia il 29 marzo, mentre il visto gli scade a metà aprile.
«Ho cominciato a preoccuparmi – ha raccontato ieri, ultimo giorno di lavoro – quando anche qui sono stati segnalati i primi casi. C’è stata una conferenza stampa del presidente del Sudafrica, che ha annunciato restrizioni importanti, tra cui la chiusura delle frontiere. Come prima tappa, avevo un volo per la Francia, Città del Capo–Parigi, e quindi Parigi–Venezia. Non riuscivo a capire: sarei riuscito a tornare a casa oppure no?. Mi era anche saltato il volo da Parigi a Venezia, e avrei dovuto rimanere alcuni giorni nella capitale francese».
Il timore era dunque quello di rimanere bloccato in Sudafrica, «anche perché – sottolinea –, l’impressione è che qui la gente non stia prendendo troppo sul serio la portata e i pericoli di questo virus. Inoltre, la sanità non è comparabile con quella italiana».
Ha così iniziato a cercare una “via di fuga” insieme alla sua famiglia. «Ho contattato l’ambasciata di Pretoria grazie anche ai mieti titolari, che vivono qui da 17 anni e conoscono l’ambiente – prosegue Nicola –. Nel frattempo, la mia famiglia ha contattato la Regione e il Tg della Rai per avere un contatto in più. Mi sono trovato per due giorni senza aereo, e non nego di essermi preoccupato parecchio. Poi, l’ambasciata mi ha comunicato che avevano organizzato due voli, uno venerdì e uno domenica, per riportare in patria circa 300 italiani. Questo, perché probabilmente le restrizioni del governo sudafricano aumenteranno. Ho rischiato di rimanere bloccato qui per mesi».
Nel pomeriggio di oggi, Nicola partirà alla volta di Johannesburg, dove in serata si imbarcherà sul volo speciale Alitalia organizzato dall’ambasciata, che atterrerà a Roma domattina, da dove decollerà con destinazione Venezia.
Racconta che proprio il fatto di essere italiani e di leggere le notizie che arrivavano dalla Penisola ha spinto la società dove ha lavorato a prevedere misure di sicurezza.
«Abbiamo adottato restrizioni non appena venuti a conoscenza dei primi casi – racconta –. Qui le aziende si trovano distanti l’una dall’altra, ma abbiamo cercato di creare un’isola protetta, spiegando a tutti come si trasmette il virus e quali misure adottare. Abbiamo puntato molto su protezione e formazione del personale».
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