Giapponesi in Mangiarotti: «Nessun taglio al personale»

Toshiba e Westinghouse hanno investito 85 milioni. Gabbianelli presidente. Ridotti i contratti di solidarietà a Pannellia. «Possibili nuove assunzioni»

MONFALCONE. Lo scorso settembre Westinghouse (controllata da Toshiba all’87 per cento) ha salvato Mangiarotti, leader nella componentistica nucleare e nell’oil&gas, acquisendone il 100 per cento delle azioni e varando un aumento di capitale di 25 milioni.

Toshiba ha successivamente risanato la situazione finanziaria dell’azienda, ripianando il debito con le banche, sia a breve sia a lungo termine, che ammontava a 85 milioni di euro. E ora fornirà a Mangiarotti anche la liquidità necessaria alla normale operatività.

Il presidente di Mangiarotti, Richard A. Gabbianelli, vice president senior di Westinghouse, ha anche annunciato che nei primi mesi del 2015 Toshiba potrebbe acquisire una quota importante di Mangiarotti (sembra di maggioranza).

In questa eventualità la gestione dell’azienda resterebbe comunque sempre in capo a Westinghouse. Anche se il risanamento finanziario è opera di Toshiba, «le banche - ha rimarcato il presidente - continuano ad essere molto importanti per noi in relazione a garanzie e linee di credito, sulle quali stiamo trattando e che speriamo di acquisire entro il mese».

L’altro fronte su cui stanno lavorando i vertici di Mangiarotti è il piano industriale. A fine settembre, al momento dell’acquisizione da parte di Westinghouse, era stato annunciato che sarebbe stato presentato nel giro di un mese.

Il piano è ormai pronto (il ritardo è dovuto proprio al fatto che ci si è concentrati sul risanamento finanziario) e la prossima settimana sarà illustrato a Tokyo, a Toshiba e a Westinghouse, per l’approvazione.

«A fine gennaio - ha spiegato Gabbianelli - dopo le eventuali correzioni suggerite da Toshiba e Westinghouse, verrà sottoposto al consiglio di amministrazione di Mangiarotti».

Il piano non prevede comunque grandi variazioni rispetto alle linee rese note a settembre. I due stabilimenti, Monfalcone e Pannellia di Sedegliano, continueranno ad operare e non sono previsti esuberi. Anzi, se arriveranno nuovi ordini, non sono escluse assunzioni.

Per quanto riguarda le prospettive di mercato, Gabbianelli ha infatti rilevato che il settore oil&gas, di cui si occupa lo stabilimento di Pannellia di Sedegliano, offre opportunità migliori rispetto alle previsioni, in Europa, Asia e Nord America, ma che anche il nucleare (concentrato a Monfalcone) dà buoni segnali.

Sempre sul piano occupazionale, a Pannellia è stato sospeso (in seguito alla necessità di disporre di personale full-time) il contratto di solidarietà per tutti gli operai dell’officina (circa 70 persone su un totale di 150), contratto che rimane in vigore fino a metà maggio per i restanti dipendenti di Pannellia e per quelli di Monfalcone.

L’unica novità “negativa” con riguardo al piano industriale è la chiusura dell’ufficio di Milano, concordata nei giorni scorsi. Delle 19 persone impegnate nella progettazione e nel coordinamento, sei saranno trasferite a Monfalcone mentre le altre andranno in prepensionamento.

Non è infine prevista una rigida compartimentazione delle lavorazioni oil&gas e nucleare fra i due stabilimenti. «Il nostro obiettivo - ha concluso il presidente - è sfruttare al meglio le potenzialità di entrambe le fabbriche».

(ha collaborato Maristella Cescutti)

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