Gestione immobili Fvg:esplode il caso
Si chiama Gestione immobili Fvg, ha sede a Trieste ed è una società per azioni della Regione che ha fra i propri soci la Gefi di Roma, Spa del ramo immobiliare. Ha gestito la cartolarizzazione in Friuli Venezia Giulia vendendo palazzi, terreni, ex ospedali, caserme e castelli. Ma le polemiche sono presto scoppiate: prezzi a volte troppo bassi, trattative private troppo frequenti, appalti contestati. E ancora: un amministratore delegato residente nel Principato di Monaco, che improvvisamente si dimette. Tondo ora, curando di non far rumore, ha liquidato la Spa.

di Tommaso Cerno
UDINE.
Non c’è nemmeno l’insegna sulla porta. Né c’è una targa appesa. Niente. Solo un campanello, con l’etichetta scritta a mano, in piazza di Sant’Antonio nuovo, al civico 6, a Trieste. E’ l’unico riferimento per chi volesse salire a dare un’occhiata alla sede di Gestione Immobili Fvg, la società per azioni della Regione (detiene la maggioranza con il 50,51% delle quote), che ha fra i propri soci la Gefi di Roma, spa del ramo immobiliare. E che ha gestito – esprimendo l’amministratore delegato della società pubblica – la cartolarizzazione in Friuli Venezia Giulia. Ha, cioè, venduto i gioielli di famiglia: palazzi, terreni, ex ospedali, caserme e addirittura castelli.
Ma le polemiche sono presto scoppiate: prezzi a volte troppo bassi, trattative private sempre più frequenti, appalti contestati. E ancora: un amministratore delegato residente nel Principato di Monaco, una società privata che gestisce – oltre alla cartolarizzazione in Friuli Venezia Giulia – anche quella della Sicilia. E poi: le dimissioni improvvise del manager, la cessione delle quote private di Gefi a un’altra società romana, che partecipa a una gara d’appalto in Friuli. E ancora la decisione finale del governatore Renzo Tondo: liquidare la Spa e ricomprarsi le quote, chiudendo l’era dei privati nella gestione del patrimonio regionale. Il tutto senza clamore. Almeno fino a ora. Intanto, tutto è stato venduto. Ma a chi? E per quanti soldi? Chi sono o, meglio, chi erano i privati che hanno gestito l’operazione immobiliare più grande della storia della Regione? E che legami esistono fra la società friulana e la sua omologa Partners Sicily Proprie, che gestisce la cartolarizzazione in Sicilia?
La società.
La prima società che doveva “vendere il superfluo”, si fa per dire, dei beni pubblici nasce nella Finanziaria del 1998 con la giunta di centro-destra guidata da Roberto Antonione. Porta il nome di “Im.Fvg”, società di capitali. Si doveva occupare di gestire e alienare i beni e provvedere alla manutenzione di quelli indisponibili: la Regione sarebbe rimasta detentrice della maggioranza assoluta delle quote sociali. Poi, nel 2000, sempre nella stessa legislatura e sotto la presidenza Antonione, con l’entrata in vigore della legge regionale 3, la giunta delibera lo statuto sociale e il contratto di mandato, individuando i requisiti per la partecipazione dei soggetti pubblici e per la scelta dell’unico soggetto privato con il quale dar vita alla società, ovvero Gefi Fiduciaria Romana. Nel 2002, con la prima giunta Tondo, il mandato cambia e si allarga alla manutenzione di beni. La Regione corrisponde a Gestione Immobili un compenso pari al 4% delle somme riscosse per le alienazioni, al 10% per le locazioni, al 5% per gli interventi di manutenzione e al 2% dell’importo pagato per ogni fornitura di beni o servizi. Le attività cominciano, però, nel 2003, con la giunta di Riccardo Illy. E’ in quell’anno che la Spa riceve il primo incarico. A Roma. Ma chi c’è dentro Gestione Immobili?
La Gefi di Roma.
Gestione immobili è partecipata appunto da un colosso privato. Si tratta della Gefi Fiduciaria romana spa, che detiene il 29,77% del pacchetto azionario, una quota di minoranza, ma che esprimi l’amministratore delegato, l’ingegner Giuseppe Zanca. Dietro alla Gefi, altre società. E una mappa del controllo che conduce, attraverso un gioco di “scatole cinesi”, alla capofila, la Sb Finanziaria Bigotti, di Pinerolo. Da Pinerolo, le azioni si dividono ancora, per il 55% circa in capo alla famiglia Bigotti, con un 15,82% di quote intestate a Enzo Bigotti e il restante 40% circa diviso fra Giovanna Cecilia Ronsil e Cristina Bruno.
Da Trieste al Lussemburgo.
Il resto della capofila sta in Lussemburgo, nel pacchetto di una società anomima, la Lady Mary II, che detiene il 45,45% della capogruppo Bigotti. A guidare Lady Mary II vi sono due cosiddetti fiduciari. Al secolo i signori Claude Schmitz, che di professione fa il contabile, e Thierry Fleming, che fa invece il fiscalista, entrambi dentro Lady Mary II a pari quote. Si tratta di due figure previste dal diritto societario lussemburghese, ma che in Italia si chiamerebbero “mandanti di società fiduciarie”, ovvero titolari di quote in nome e per conto di altri. Oltre alla quota della Regione e a quella della Gefi, il resto del pacchetto della Gestione Immobili è diviso fra enti pubblici. Vi partecipano le Ater, alcuni comuni, la Provincia di Gorizia, l’ente di tutela pesca, l’Erdisu e addirittura la Sissa.
Una spa anche in Sicilia.
Come per il Friuli Venezia Giulia, Sti – la capofila di Gefi – consolida la sua posizione di leading partner delle pubbliche amministrazioni nel settore dei servizi integrati al patrimonio immobiliare, creando, nel 2006, la società mista Sicilia Patrimonio Immobiliare Spa, in tutto e per tutto simile alla Gestione Immobili Fvg, costituita da Partner Sicily Properties scarl (società controllata all’88% da gruppo Sti) in qualità di socio privato.
Le cessioni.
Ed è con questo partner privato, che portava nella spa regionale il know-how, che si procede alla cartolarizzazione dei beni regionali. Dalla cessione del palazzo romano di via Principessa Clotilde, sede storica del Fogolar, finito poi nelle mani dell’immobiliarista Stefano Ricucci e rimesso all’asta dopo il fallimento della società dello scandalo dei “furbetti”, Gestione Immobili – all’epoca ancora guidata da Silvio Cosulich – comincia le operazioni di cessione con il compito di mettere sul mercato i beni da alienare. Presto, però, Cosulich – indicato dal centro-sinistra di Illy – lascia il posto a un ad “tecnico”, espressione cioè di Gefi. Si tratta di Luciano Caruso che resterà in carica fino al 4 luglio 2005, per poi cedere il posto all’ingegner Zanca. A novembre dello scorso anno, dopo 1.268 giorni di lavoro della Spa e dopo diciassette tornate di asta, Gestione Immobili ha ceduto 94 beni, oltre ai due palazzi romani e incassato introiti per 59 milioni 266 mila euro. Un risultato che per Zanca è molto positivo, visto che si tratta di una cifra superiore di oltre 3 milioni al valore convenzionale complessivo, che prevedeva introiti per 56 milioni di euro. E che corrisponde al 98% del totale in vendita.
Ma l’ultima asta dell’anno scatenerà polemiche. Si tratta della vendita dell’ex ospedale di Palmanova, prevista il 21 dicembre 2007. La base d’asta è fissata in 1 milione 980 mila euro contro un valore iniziale di 3 milioni 300 mila euro. Un’operazione che porterà ad altre aste deserte e al crollo del prezzo fino a 890 mila euro. Stesse critiche giungono da Tarvisio dove la vecchia caserma della Finanza viene assegnata per 295 mila euro, sempre a trattativa privata, come la maggior parte dei lotti nell’ultima parte del 2007 e nella prima parte del 2008. Prezzi sempre più bassi, dunque.
La compravendita di Gefi. Nel frattempo la Gestione immobili finisce nell’occhio del ciclone per la procedura di gara del teleriscaldamento dell’ospedale di Udine. Un appalto da una sessantina di milioni che prevede la gestione trentennale della produzione energetica. Ebbene, dopo che la Regione affida a una dirigente, Paola Asquini, la responsabilità del procedimento e Gestione Immobili si occupa della progettazione, il 12 maggio (la scadenza era il 3 marzo, ma viene prorogata) due aziende presentano le offerte: la Cofatch del gruppo Gas de France e un’Ati che vede associate la Siram di Roma, la Rizzani De Eccher e una coop di Modena. Nove giorni dopo, però, la Siram spa che concorre alla gara acquista la Gefi Servizi Immobiliari del gruppo Sti, la società cui la Gefi partner della Gestione immobili ha ceduto il ramo d’azienda della cartolarizzazione. La stessa, quindi, che ha gestito quell’appalto. L’acquisizione prevede il passaggio del 100% delle quote.
La bufera politica.
È a questo punto che il caso arriva in consiglio regionale. Senza clamore, però, visto che i vertici della Regione, appena eletti dopo la sconfitta di Illy e la vittoria di Renzo Tondo, trattano riservatamente e si rispondono solo per iscritto. Chi cerca di sollevare il caso è il consigliere regionale della Sinistra Arcobaleno Stefano Pustetto che il 17 giugno deposita un’interrogazione su Zanca. Chiede a Tondo e all’assessore alle Finanze, Sandra Savino, che aveva incontrato i vertici della spa il 30 maggio, di pubblicare i redditi e lo stato patrimoniale dell’ingegnere. Una richiesta che non farà in tempo a essere evasa, visto che solo nove giorni più tardi, il 26 giugno, Zanca rassegna le dimissioni «seduta stante», riferisce il presidente della Gestione Immobili Giuseppe Viani, e lascia l’incarico. A quel cda, l’ex ad spiegherà di non lavorare più per la Gefi (nel frattempo acquisita da Siram) e di proporre Francesco Brancato come sostituto. Un avvicendamento che, tuttavia, non avverrà mai. E questo perché la Regione è intervenuta. E sta trattando, riferirà sempre Viani al cda del 27 ottobre scorso, l’acquisto della quota dei privati di Gefi. Privati che, finita la cartolarizzazione e incassate le percentuali sugli introiti, se ne andranno, dunque, monetizzando anche il controvalore delle quote stimato al patrimonio netto. Una decisione che la giunta ha formalizzato tre giorni fa. Smantellando di fatto la spa Gestione Immobili Fvg a dieci anni dalla sua ideazione. E chiudendo così l’era di Gefi. E del socio privato nelle grandi operazioni immobiliari in Friuli Vg. Ma lasciando aperti molti interrogativi.
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