«Genitori, attenti a come usate i social»
Per l’esperto i ragazzi influenzati dall’esempio negativo degli adulti: «In Rete valgono le regole della vita quotidiana»

PORDENONE. Un approccio costruttivo ai nuovi media, l’interazione tra genitori e figli nell’utilizzo delle tecnologie per costruire pratiche positive, creando attitudini, opportunità, risorse. A leggere dei numerosi casi di stalking o bullismo che passano dalla Rete, dai social o dalle chat, sembrano obiettivi irraggiungibili.
Invece l’esperienza che nasce da queste pratiche è concreta e sperimentata: parola di Stefano Moriggi, storico e filosofo della scienza, docente di all’Università Milano Bicocca, ieri a Pordenone per presentare il nuovo ciclo di “Genitori connessi”, giunto alla terza edizione, che consiste nell’organizzazione di laboratori aperti a genitori e alunni di quinta elementare e prima e seconda media per l’utilizzo costruttivo della nuove tecnologie.
Professor Moriggi, si possono dare delle regole per il miglior utilizzo della rete e dei social?
«Come primo punto direi di analizzare sui social i contatti e i post di profili sconosciuti prima di concedere o chiedere un’amicizia. Come seconda regola proporrei di non postare in Rete materiali o contenuti che direttamente o indirettamente possano danneggiare la reputazione propria o altrui. Bisogna infatti ricordare che i comportamenti che si adottano nella Rete non sono immateriali, ma vi rimane traccia e ciò che in un primo momento può sembrare simpatico o trasgressivo, in un secondo momento può ritorcersi contro».
Terza regola?
«Un aspetto da tenere in seria considerazione è quello di segnalare a un adulto o all’autorità competente comportamenti sospetti o fastidiosi agiti da soggetti più o meno noti in rete”. Insomma, se qualcuno comincia ad avere comportamenti che non corrispondono a ciò che ci si aspetta, è opportuno segnalare il fatto ai genitori o agli insegnanti oppure alla polizia postale, previo blocco del contatto. E ancora evitare di provocare o farsi coinvolgere in chat o dibattiti in rete dai toni accesi o violenti».
Ci sono anche dei suggerimenti?
«Sono più propenso non tanto a dire quello che non si deve fare, ma costruire piuttosto pratiche positive. Per questo motivo direi che è bene utilizzare la Rete e le sue risorse per approfondire i propri interessi, coltivare le proprie passioni e consolidare le proprie relazioni. Costruire attitudini, opportunità ed esperienze significative sono i migliori antidoti all’utilizzo negativo della Rete. Se educo a com’è bello fare certe cose, utile e affascinante utilizzare la rete, consento ai giovani di realizzare le proprie passioni in modo positivo».
Per quanto riguarda i più giovani, qual è il miglior comportamento che i genitori dovrebbero adottare?
«La cosa migliore è rendersi complici e fare in modo che siano i ragazzi stessi a raccontare quello che fanno e gli obiettivi che raggiungono. Molti aspetti negativi dell’utilizzo da parte dei ragazzi sono correlati all’esempio negativo dei genitori».
I ragazzini maneggiano sempre più spesso in età tenerissima i dispositivi elettronici. C’è una fase della crescita in cui è bene iniziare a spiegare ai figli come muoversi nel dedalo di Rete e social, terreni privilegiati per comportamenti poco convenienti?
«Sono i bambini che rispettano di più le regole, se alle medie sono abituati a comportamenti negativi comincia a essere già tardi per rimediare».
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