Gaiatto, spuntano mediazione civile e arbitrato internazionale
Mediazione civile e arbitrato internazionale: gli avvocati dei truffati del broker Fabio Gaiatto hanno una strategia ben precisa a questo punto del processo.
Tra i legali, l’avvocato Michele Peretto, con studio a Portogruaro e Bologna, è già in contatto con altri colleghi, tra cui Luca Pavanetto a San Donà. E poi con l’Afue, associazione delle vittime di truffe finanziarie. Il legale Peretto difende circa 200 vittime di Gaiatto. Ora che le banche sono fuori dal processo, le cose cambiano. Le banche slovene e croate finite nel mirino delle parti civili non hanno alcun rapporto di immedesimazione organica con gli imputati. E non ci sono elementi per una responsabilità civile. Questo significa che gli istituti di credito non possono rispondere del fatto altrui. Il tribunale ha concluso pertanto che se le parti civili individuassero condotte negligenti o omissive l’unica strada per far valere le loro ragioni è quella del processo civile. In questo caso, però, risulterebbe una responsabilità per fatto proprio.
«Fin dalla prima querela – spiega l’avvocato Peretto – abbiamo lavorato concentrandoci sulla responsabilità civile delle banche in questione per chiamarle in causa. Istituti sparsi tra vari Paesi, in particolare Slovenia, Croazia, anche in Bulgaria. Ora il Tribunale ha sostanzialmente stabilito che le banche possono essere coinvolte solo per colpe e omissioni proprie e non di terzi. Per gli illeciti commessi, la sede è in ultima analisi il tribunale civile e non questo procedimento. Ora parleremo con i clienti truffati e anche con l’avvocato di San Donà, Luca Pavanetto, che difende altri 300 truffati. Poi, in tempi brevi, chiederemo una mediazione civile, trattandosi di banche, e anche un arbitrato internazionale».
L’avvocato Pavanetto è perplesso: «La questione delle banche potrebbe anche essere un problema di giurisdizione, comunque marginale. Ma ci sono da valutare a fini civilistici anche aspetti come le posizioni di quei clienti che hanno fatto l’investimento e sono fuggiti prima che scoppiasse la bufera. Hanno portato a casa il 300 o 400 per cento del loro investimento. Tutti i soldi circolati in questo sistema Ponzi messo in atto da Gaiatto sono provento di reato».
E Najima? Najima Romani, lignanese moglie di Gaiatto, ha a suo tempo patteggiato ed è ancora in carcere a Trieste. Difesa dall’avvocato Elisa Trevisan, il legale si è chiusa finora nel massimo riserbo anche con riguardo alle mosse future: «Per il momento non voglio esprimere commenti – ha detto –. Vedremo presto cosa fare in relazione ai recenti fatti accaduti». —
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