Furto di armi al museo di Timau: trovati i responsabili

PALUZZA I carabinieri di Paluzza hanno brillantemente risolto l’enigma del furto al Museo storico della Grande Guerra 1914-18 di Timau. Individuati i responsabili del furto perpetrato l’altra notte,...

PALUZZA

I carabinieri di Paluzza hanno brillantemente risolto l’enigma del furto al Museo storico della Grande Guerra 1914-18 di Timau. Individuati i responsabili del furto perpetrato l’altra notte, che sono stati denunciati alla magistratura, e recuperato il bottino, consistente in due fucili, un mitragliatore, una sciabola di ufficiale di cavalleria, tre baionette e una ventina di riviste dell’epoca che trattavano dei fatti bellici della guerra in Carnia dal 1914 al 1918. Gli autori del furto sono due ragazzi, J.C. di 19 anni e un minorenne, di un paese vicino a Paluzza, che al momento dell’arrivo dei carabinieri nelle loro abitazioni, hanno capito di non avere scampo e hanno confessato e condotto i militari dell’arma a recuperare le refurtiva che era stata occultata nella periferia del paese. Una parte del maltolto era stata pure sotterrata. A influire sul buon sito dell’operazione è stata la stretta collaborazione fra il direttore del Museo, Lindo Unfer e i suoi collaboratori e gli inquirenti. I ladri non si erano neppure accorti che il museo era dotato di un ingente numero di telecamere, esterne e interne, che hanno ripreso tutte le fasi del furto. Sebbene travisati, i due giovani sono stati riconosciuti ugualmente nei video sui quali sono state impresse le loro azioni per circa un’ora. Da qui la decisione di recarsi nelle abitazioni dei due indiziati che hanno ammesso il fatto, anche se non sono stati in grado, o non hanno voluto, spiegare il perché della loro azione delittuosa. Portati in caserma, i due individui sono stati denunciati a piede libero per furto e per i danni di effrazione effettuati ai danni della struttura museale. La loro posizione non è stata aggravata dal fatto che avessero rubato delle armi da guerra, in comodato gratuito al Museo da parte dell’Arsenale di Terni, in quanto queste vengono regolarmente disattivate e rese inoffensive al momento dell’esposizione in mostra, perdendo la loro capacità ad offendere e quindi il vero significato di arma.

Gino Grillo

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