Funzionario infedele, estranea la banca

La Bcc di Manzano nulla c’entra con le colpe del proprio ex direttore di filiale, Vanni Buiatti, e quindi nulla deve ai due clienti che, persi a causa sua oltre 250 mila euro dei loro risparmi, pretendevano di essere risarciti anche dall’istituto di credito. Così aveva deciso il tribunale di Udine, con sentenza del dicembre 2010, e così ha confermato qualche giorno fa anche la Corte d’appello di Trieste, alla quale la coppia di coniugi si era rivolta, chiedendone la riforma e la conseguente condanna.
Fin dall’inizio della causa, i due correntisti avevano sostenuto che dell’ammanco dovesse rispondere la stessa Banca di credito cooperativo di Manzano, quale datore di lavoro di Buiatti, che, con le sue operazioni, era riuscito a mandare in fumo la bellezza di 257 mila 24,66 euro. Anche in secondo grado, la tesi degli appellanti - entrambi assistiti dall’avvocato Piercarlo Magli - era che l’allora direttore della filiale di Gonars avesse agito su mandato dell’istituto, proponendo investimenti caratterizzati da particolari vantaggi fiscali e riservati a una precisa nicchia di clientela. Stando alla ricostruzione difensiva, tutto ruotava attorno al rapporto fiduciario stabilito con il funzionario, al quale i coniugi, dal 2002 al 2007, avevano consegnato contante destinato a investimenti in prodotti finanziari rimessi alla sua scelta.
Il tribunale di Udine prima e quello di Trieste poi hanno accolto invece le argomentazioni dell’avvocato Giuseppe Campeis, difensore della Bbc di Manzano, concludendo per il rigetto dell’appello. In linea con il giudice territoriale, la Corte presieduta da Oliviero Drigani (a latere Vincenzo Colarieti e Claudio Cerroni) ha rilevato come i due correntisti non potessero non essere consapevoli del fatto che la consegna “brevi manu” di ingenti somme di denaro in contante violasse le norme che la banca era tenuta a rispettare e come non poteva non apparire anormale il fatto che Buiatti ricevesse i propri clienti nella filiale di Gonars anche dopo essere stato trasferito altrove. Nella propria memoria, l’avvocato Campeis aveva insistito sul fatto che Buiatti avesse agito in proprio, «al di fuori della normale operatività bancaria, compiendo gravi reati penali, nella piena consapevolezza dei coniugi, che tali operazioni avevano voluto realizzare direttamente con il funzionario, al fine - sempre secondo la difesa dell’istituto di credito - di sottrarsi alla rintracciabilità fiscale». Da qui, la conclusione sul «difetto del “nesso di occasionalità necessaria” tra le mansioni svolte da Buiatti e l’illecito posto in essere dalla coppia».
Era stata la stessa Bcc, nel 2007, a denunciare il funzionario alla Procura e mettere in moto un’inchiesta per un “buco” di oltre un milione di euro. Il procedimento si era chiuso con il patteggiamento di una pena inferiore ai due anni e sospesa con il beneficio della condizionale. (l.d.f.)
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