Fuga e tuffo nel Livenza La banda va a processo

Comincerà il 4 luglio dinanzi al giudice monocratico Licia Consuelo Marino il processo ai tre cittadini albanesi bloccati dai carabinieri a Meduna di Livenza la notte del 15 novembre dopo una rocambolesca fuga a bordo di un’Audi A6 rubata finita con un tuffo nel fiume, liberati e denunciati a piede libero per furto e resistenza dalla Procura di Treviso e poi arrestati su ordine di carcerazione della magistratura pordenonese allo scalo di Malpensa mentre stavano per imbarcarsi su un volo per Vienna.
Enis Shafloqi, 23 anni, Lorenc Shafloqi, 40 anni, Elton Alia, 23 anni, tutti e tre assistiti di fiducia dall’avvocato Francesca Mavilla del foro di Bologna, hanno rifiutato il patteggiamento.
Dal carcere di Treviso a Pordenone, i tre sono stati scortati da quindici agenti della polizia penitenziaria. Non c’è stato accordo sulla pena. Troppo alta, secondo la difesa, la pena richiesta dalla Procura: tre anni di reclusione per Alia e Lorenc Shafloqi, due anni per l’incensurato Enis Shafloqi. Così il gup Roberta Bolzoni ha disposto il rinvio a giudizio dei fratelli Shafloqi e Alia per tutti i capi di imputazione. Tutti e tre sono accusati di furto aggravato per la sottrazione dell’Audi A6, rubata a Pordenone l’11 novembre del 2016 e per gli orecchini Swaroski spariti in un’abitazione ad Azzano Decimo il 15 novembre (trovati addosso a uno dei tre). Ai tre vengono attribuiti anche due effrazioni a Chions e Azzano Decimo, un furto in casa a Pravisdomini. La Procura contesta – a ciascuno dei tre ma a vario titolo – il reato di false attestazioni a pubblico ufficiale sulla propria identità o su qualità proprie.
Secondo l’avvocato Mavilla, invece, non ci sono elementi probatori sufficienti per poter attribuire ai suoi assistiti i furti contestati dagli inquirenti.
«Nel fascicolo processuale – osserva l’avvocato Mavilla – nessuna utenza telefonica dei miei assistiti aggancia le celle telefoniche delle zone in cui sono stati commessi i furti, la targa dell’Audi A6 rubata non è stata segnalata dalle telecamere, né sono arrivate conferme dall’analisi del telepass. A Lorenc Shafloqi si contestano dichiarazioni mendaci anche in caso di un errore nel giorno di nascita, 28 dicembre anziché 26 dicembre del 1986. Per queste ragioni abbiamo deciso di andare a giudizio».©RIPRODUZIONE RISERVATA
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