Fuarce Cividat, mito che non conosce crisi

CIVIDALE. Perfetto esempio di tenacia, una delle “virtù cardinali” alpine: passano gli anni - ormai 18, dal deplorato atto di scioglimento del Battaglione Cividale - ma gli ex del corpo non si rassegnano, continuano a perpetuarne memoria e tradizioni. A tenerlo in vita, insomma, per quanto simbolicamente: ecco così ancora compatte, in marcia orgogliosa lungo le vie del centro storico, la compagnia Comando (in “gergo” Cacao: era essa, in origine, a fornire il personale alle cucine), e la 16esima “La Bella” (così chiamata per la sciccheria delle divise, sempre impeccabili...per puntiglio del comandante), e la 20esima, “La Valanga”. Poi “La Marina” (appellativo conseguenza di un incidente: un accampamento fu travolto dalla piena di un torrente) e “La Tormenta”, l’unica ricostituita post soppressione del “Cividale” e oggi in servizio tra le fila dell’8° Reggimento Alpini.
Storia militare - e storia di guerra: la campagna di Grecia e Albania e la devastante esperienza russa costarono gravi perdite all’unità - che scivola, sulle note delle fanfare, lungo il ponte del Diavolo e le principali arterie cittadine, davanti alla consueta folla di spettatori: la grande adunata di un Battaglione che solo sulla carta non c’è più si è confermata, ieri, momento sentito, partecipato. Nel 2014 come nel ’95, l’anno della fine di un’epopea. Promosso dall’associazione Fuarce Cividat, con il patrocinio della Banca Popolare di Cividale e il supporto logistico dell’8° Alpini, questo ritrovo conquistatosi un primato d’importanza nel nord-est non registra segni di stanca.
Sono arrivati, secondo consuetudine, a migliaia, dalla regione in primis, naturalmente, ma pure da molte altre parte d’Italia, a cominciare - per ovvie ragioni di prossimità - dal Veneto. Un’altra intensa giornata all’insegna della memoria, dunque, e dello spirito di corpo: apertasi con l’omaggio ai caduti del Cividale e dei battaglioni “figli”, il Valnatisone e il Monte Matajur, e con l’affollatissima cerimonia dell’alzabandiera, la manifestazione è proseguita con una messa cantata in San Francesco ed è culminata, appunto, nel corteo: in testa la fanfara della Brigata Julia, seguita da un reparto in armi. Tocco di solennità, quindi, con il passaggio dei gonfaloni della cittadina ducale e di Chiusaforte (ultima sede del Battaglione), del labaro di Fuarce Cividat, del vessillo della locale sezione Ana; a catena le fasce tricolori - molte le autorità intervenute alla circostanza -, rappresentanze di associazioni combattentistiche e d’arma, stendardi e gagliardetti dell’Associazione nazionale alpini, due plotoni in uniforme storica e, alla fine, il vero protagonista, il “Cividale”, introdotto dall’ormai sparutissimo gruppo dei reduci. Omaggio ai tempi che furono, insomma, ma anche radicamento all’oggi e alla vocazione alpina alla solidarietà: come ogni anno le offerte raccolte nel corso del concerto di sabato sera (in scena la fanfara della Julia e la banda di Orzano) e durante la celebrazione eucaristica saranno interamente devolute alla Fondazione don Carlo Gnocchi, gemellata con l’8° Reggimento.
Lucia Aviani
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