Frode fiscale milionaria Il broker al contrattacco

Nel giorno in cui ottiene gli arresti domiciliari dopo quasi tre mesi di carcere, Pierpaolo Visintin passa al contrattacco. Il promotore finanziario, 44 anni, accusato di avere sottratto 4 milioni di euro e raggirato una quarantina di investitori, ammette alcune delle responsabilità ma replica ad altre delle accuse a suo carico, annunciando tramite il suo difensore di fiducia, l’avvocato Roberto Cianci del foro di Udine, di avere già denunciato per calunnia ed estorsione cinque delle “persone offese”.
Intanto, come detto, il tribunale del Riesame di Trieste ha scarcerato il broker, pur condividendo l’intero impianto accusatorio proposto dalla procura di Pordenone e in particolare dal pm Matteo Campagnaro. Sulla base degli interrogatori effettuati, infatti, è stata integrata la fattispecie prevista dall’articolo 166 del decreto legislativo numero 58 del 1998 (abusivismo finanziario), che aveva consentito di ammettere la misura cautelare e ai sensi del quale si rischiano sino a 8 anni di reclusione. Tuttavia Visintin, nel chiedere la revoca della misura o la sua attenuazione - istanza rigettata dal gip Piera Binotto a Pordenone un mese fa - ha depositato una memoria a propria discolpa, suffragata da riscontri documentali, nonché parzialmente riconosciuto le proprie responsabilità, manifestando anche l’intenzione di risarcire i danni sofferti dalle persone offese. Così il Riesame, riunito in camera di consiglio e composto dai giudici Truncellito (presidente), Leanza (relatore) e Casavecchia, ha disposto la sostituzione della custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari, da eseguirsi al suo domicilio di Sesto al Reghena oppure nell’abitazione dei genitori a Sagrado, fatto salvo il divieto assoluto di comunicazione con persone che non siano i familiari, anche per via telefonica e telematica. «Alla luce del tempo trascorso dall’esecuzione della misura e della conseguente attività d’indagine svolta – scrive il tribunale di Trieste – deve ritenersi che l’esigenza legata alla prevenzione dell’inquinamento probatorio sia venuta meno».
Si dice da parte sua «soddisfatto» l’avvocato Cianci, «dell’ordinanza che ha accolto il nostro appello. È di rilievo l’accoglimento della mia tesi, secondo cui non vi erano dall’inizio i presupposti relativi al pericolo di dispersione delle prove, in quanto tutta la vicenda è ricostruibile con accertamenti bancari concernenti conti correnti di corrispondenza e dossier titoli di ciascuna delle “persone offese” e rispetto ai quali il mio assistito non ha compiuto alcun atto dispositivo. Nella mia attività difensiva ho acquisito documentazione bancaria sulla scorta della quale abbiamo già provveduto a denunciare cinque “persone offese” per le ipotesi di calunnia ed estorsione. Ritengo che la vicenda avrà degli sviluppi inaspettati».
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