«Friulani d’Australia attaccati alle radici»

«Un’accoglienza straordinaria. Era la prima volta che un vescovo di qui si recava laggiù a visitare la comunità regionale e questo ha acceso un grande entusiasmo tra la gente. Loro sono molto lontani da noi e perciò si sentono anche un po’ soli». Monsignor Giuseppe Pellegrini è tornato dopo una permanenza di una decina di giorni in Australia, dove ha potuto incontrare gli emigranti friulani e i loro discendenti, in un viaggio organizzato dall’Efasce, l’ente pordenonese che si occupa di assistenza agli emigranti. Un viaggio denso di incontri ufficiali, condotto tra Sydney, la capitale Canberra e Melbourne, dove però c’è stato spazio anche per le visite informali.
«Una cosa che mi ha colpito particolarmente è stato vedere la gente attaccata alle nostre radici, all’Italia, al loro paese. Si ricordano tutto: le persone, le case, i fatti del paese d’origine. Sarebbe utile che questo attaccamento riprendesse piede anche qui da noi. Così come ho scoperto tra i nostri un grande senso della famiglia, con un legame molto forte anche tra le generazioni, tra padri e figli. E così pure per la casa: la prima preoccupazione dei nostri emigranti è dare una casa ai loro figli. E questo credo sia una forza per la stessa nazione australiana». E da uomo di Chiesa «ho potuto ammirare anche il radicamento dei valori cristiani. Ognuno vive la fede in modo personale, però la gente non ha paura di esprimerla, vanno a trovare spesso i loro sacerdoti, vivono in modo intenso la solidarietà tra di loro. Non che da noi non ci siano questi valori, ma vengono vissuti in modo più intimo e privato».
Probabilmente per questo monsignor Pellegrini, oltre alle funzioni ufficiali nelle chiese, è stato invitato a celebrare messa anche in diverse case. «Era un viaggio che attendevo da tempo – aggiunge il vescovo – sia per la presenza attiva qui a Pordenone dell'Efasce sia perché avevo incontrato missionari e preti nostri che si erano recati in quelle zone. Io stesso avevo avuto modo in passato di andare in Papua Nuova Guinea, ma per compiti legati all’ufficio missionario. Questa invece è stata una grande esperienza umana e religiosa». Una visita che lascerà il segno, anche se le esigenze pastorali incalzano e bisogna già pensare alle cose da fare. Tra l’altro, in primavera lo aspetta una nuova missione in Kenya e Mozambico, per incontrare i sacerdoti pordenonesi che operano nel continente africano.
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